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martedì 31 gennaio 2017

Intervista a Veronica Vizzari e Alessandra Perilli

Si parla spesso di bdsm relativamente al suo aspetto psicologico e alla visione che di esso ha la psicologia contemporanea. Ci siamo quindi chiesti se fosse valsa la pena intervistare persone del mestiere, proprio per cercare di sfuggire al soggettivismo imperante che certi termini e certe definizioni di sensazioni dominano nel web. Con questo intento sappiamo benissimo che non si tratta di scrivere nessuna tavola di comandamenti, che la manifestazione soggettiva delle emozioni e l'intensità mentale con cui si vive il bdsm non potrà mai essere racchiusa nelle parole, siano queste un'intervista o un libro. Però può aiutare, può aiutare molto sopratutto quando si parla di bdsm, e, ricordo, spesso che quando si parla di bdsm è perché lo si fa o lo si vuole fare, quindi le parole assumono allora una connotazione, rispetto alla pratica, preliminare all'azione. Ecco quello che ne è uscito con le dottoresse Veronica Vizzari e Alessandra Perilli.

Sadsong: Dottoresse Veronica Vizzari e Alessandra Perilli, il bdsm è un fenomeno complesso e per certi aspetti ancora inesplorato dalle varie discipline, qualcuno sostiene che il bdsm sia solamente un fatto culturale, siete d’accordo con questa affermazione?

V. Vizzari e A. Perilli: Crediamo fermamente che il mondo Bdsm non nasca esclusivamente da un fattore culturale, sarebbe troppo riduttivo e generalizzante. La cultura, il periodo storico e la morale, però, sicuramente ne influenzano le sue espressioni.

S.: Quando la parafilia si trasforma in patologia? Abbiamo letto tutti il DSM IV revisionato e le prime bozze del DSM V. Voi come lo spieghereste oggi a dei lettori che conoscono il tema e che volessero approfondire?


Partiamo dal presupposto che le parafilie sono patologie, mentre il Bdsm non è considerato una parafilia ma semplicemente un modo diverso di giocare con la sessualità. Detto questo possiamo distinguere tra sadomasochismo patologico e sadomasochismo come tratto o aspetto della sessualità. Ciò che rende un tratto o un agito patologico è la modalità con cui questo si presenta, ci spieghiamo meglio: parliamo di patologia là dove la pratica sessuale in questione è l'unica fonte di soddisfazione sessuale per l'individuo cioè quando con qualsiasi altro tipo di “stimolazione” non riesce ad ottenere un soddisfacimento sessuale. Quindi stiamo parlando di esclusività. Ma diventa patologico anche là dove, per ottenere il proprio soddisfacimento sessuale, si mettono in atto degli agiti con persone non consenzienti, violando quindi la volontà dell'altro. Il Bdsm, invece, proprio per la sua essenza giocosa e per il massimo rispetto dell'altro, non è mai stato inserito all'interno del DSM.

S.: Spesso si confonde il sadomasochismo come comportamento sociale col sadomasochismo come patologia individuale, cosa ne pensate e dove credete che si possa individuare la differenza tra persone che lo vivono in maniera equilibrata e persone che ne sono vittime?
Quando un comportamento sessuale viene vissuto come proibitivo questo rimarrà nell'ambito della sfera personale intima, non verrà condiviso socialmente, ma verrà relegato ad un luogo e ad un tempo ben precisi. Se un sadico incontra un masochista e tra di loro si instaura una relazione, la consensualità sarà il punto chiave che permetterà ad entrambe di vivere in maniera serena ed equilibrata la loro relazione senza arrecare danno a nessuno. Ne diventa vittima chi, invece, non riesce ad accettare i propri impulsi, ad esternarli e a condividerli e li reprime vivendo in una egodistonia di fondo che può influenzare anche altri aspetti della vita dell'individuo.

S.: Con un testo che ormai ha fatto storia nel mondo bdsm, Gilles Deleuze nel 1963, nel suo “il freddo e il crudele” propone di spaccare definitivamente il termine composto “sadomasochismo”, riassegnando a ciascuno dei due termini dei valori e delle funzioni caratteristiche non complementari tra loro, ma anzi sottolineando la non specularità tra sadismo e masochismo. Seguendo la lezione strutturalista egli chiama quelle che noi chiamiamo semplicemente dinamiche sadomasochistiche “universo del masochismo”, isolando così il sadismo, e pone le figure della vittima e del carnefice a sostituire il masochista e il sadico. Secondo lei è una mera questione filosofica o Deleuze ha colto realmente il nodo della questione sadismo?

Quello che spesso accade è che erroneamente si crede che nell'universo masochistico il succube sia proprio il masochista, cioè colui che subisce passivamente le angherie del sadico, e il carnefice sia il sadico, cioè colui che impone la propria volontà al masochista. Nella realtà dei fatti le cose non sempre stanno così perché può capitare che chi detta le regole del gioco sia proprio il sottomesso mentre il Dominante accondiscende ai suoi desideri. In virtù di quanto detto possiamo supporre che il vero gioco masochistico stia nel non accontentare i desideri del masochista, mentre il vero sadico sia colui che non accondiscende alle volontà del masochista.

S.: Quando il bdsm diventa pericoloso per la mente e la vita di un individuo? Lasciando perdere le pratiche pericolose di per sé.
Come lei sottolinea il Bdsm di per sé non è pericoloso, infatti si sta parlando di erotismo che viene espresso in forme diverse da quelle canoniche. Il Bdsm diventa pericoloso là dove non se ne rispettano le regole di base che garantiscono l'incolumità psico-fisica dell'individuo come “Ssc” che è l'acronimo di Sano, Sicuro, Consensuale: Sano si riferisce letteralmente alle implicazioni mediche dei giochi; Sicuro indica la massima attenzione al modo in cui vengono svolte le diverse pratiche, per ridurre al minimo ogni rischio, prima e durante i giochi, è abitudine diffusa evitare l'uso di sostanze che potrebbero compromettere una corretta valutazione della situazione, come alcool, droghe e alcune medicine; Consensuale è il punto chiave che differenzia il Bdsm da sadomasochismo patologico dove solitamente chi subisce è una vittima a tutti gli effetti e non un partner che acconsente alla pratica di certi giochi erotici. Quindi là dove queste regole non vengano rispettate o quando del Bdsm se ne fa uno status sociale -cioè quando l'intero universo del soggetto si muove in funzione delle pratiche Bdsm ritenendo tutto il resto superfluo- può diventare un gioco pericoloso.

S.: È facile pensare che voi abbiate studiato il sadomasochismo dal punto di vista della patologia individuale, probabilmente chi si rivolge a voi lo fa per essere curato, immaginiamo individui che vivono male la loro sessualità. Avete incontrato solo persone con patologie o anche persone che vivevano bene la loro parafilia?

Le persone che decidono di affrontare una terapia personale lo fanno perché percepiscono che c'è qualcosa che non va, hanno il desiderio di comprenderlo meglio e attuare dei cambiamenti o perché vivono come problematici determinati aspetti della loro vita. Va da se che se un individuo vive bene la sua sessualità, la condivide con il partner non provando sensi di colpa o di vergogna di certo non sente l'esigenza di affrontare un percorso terapeutico su qualcosa che non costituisce per lui un problema. Capita di incontrare persone che arrivano in terapia per affrontare problemi personali di diversa natura e che durante il percorso raccontino la loro sessualità sadomaso senza enfatizzarla o descriverla come un problema, ma semplicemente come una sfaccettatura in un universo di infinite possibilità.

S.: Negli ultimi anni come comunità abbiamo potuto vedere un outing generale di certe pratiche, avete notato anche voi un modo diverso di viverle, anche nell'intimo, delle persone che avete conosciuto?

Sicuramente il fatto che ci sia stato negli ultimi anni un generale outing su certe pratiche (se ne parla al telegiornale, ci sono delle pubblicità che rimandano al mondo del fetish, se ne parla per strada, diffusione di giornali e siti informativi ecc.) ha fatto si che molte persone abbiano sentito il desiderio di saperne di più e a volte anche di sperimentare un'intimità nuova, di fare esperienze diverse dalle loro normali abitudini, quindi si, sicuramente un cambiamento c'è stato, almeno per chi si è voluto metter in gioco e sperimentare sotto diverse punti di vista.

S.: In che modo, se può esistere un modo, bdsm e amore possono dare vita ad una felice relazione?

Molto semplice, Bdsm e amore possono coesistere là dove esiste il rispetto reciproco tra i partner e una forte condivisione dell'intimità.

S.: Domanda molto banale, ma non si può non farla, dove individua l’origine delle pulsioni del dominante e del sottomesso?

Paradossalmente possiamo dire che le pulsioni del dominante arrivano dalla volontà ancestrale di prendersi cura dell'altro, mentre nel sottomesso arrivano dal bisogno di tenere costantemente sotto controllo l'ambiente e le relazioni.

S.: Qual è il nostro vero io? Quello che si esprime durante la giornata di lavoro o nelle occasione convenzionali o quello che si nasconde dietro l’intimità dei quattro muri di casa, di motel o di un dungeon e che vedono l’incarnarsi della persona, al di sopra di ogni sospetto, in schiavo, schiava, dominatore, dominatrice?

Il vero Io è un marge di tutte le situazioni quotidiane che ci troviamo ad affrontare, non è soltanto quello che emerge in situazioni specifiche o nell'intimità. Sul posto di lavoro si metteranno in atto dei comportamenti socialmente accettati, ma sempre nel rispetto di quello che è il nostro Io, così come questo accade anche nell'intimità. Il nostro vero Io si esprime in ogni situazione.


S.: Secondo voi le tendenze erotiche del bdsm possono in qualche modo rivelarsi, per chi ha occhi per vedere, nella quotidianeità della propria vita sociale?

Crediamo che le si possano rintracciare là dove c'è la volontà dell'altro di farle trapelare, di esprimerle o di sottolinearle. Se c'è la necessità o la voglia di nasconderle e relegarle in un luogo e in un tempo ben preciso allora lì sono di difficile individuazione.

S.: E queste tendenze erotiche, possono influenzare la vita sociale, dal lavoro al rapporto con gli altri? Come?

Quando parliamo di Bdsm ci riferiamo a pratiche erotiche che vengono messe in atto in momenti di intimità che quindi non lasciano spazio al pubblico. Queste pratiche, quindi, avranno un impatto nella vita sociale dell'individuo solo là dove egli voglia renderle “pubbliche” perché in questo caso si scontrerà con quello che è il buon costume e la morale condivisa.

S.: Ci parlate dell’importanza del feticcio, cosa porta un uomo o una donna a leccare una scarpa? Quanto è importante la negazione del corpo in questo atto? Mi spiego meglio, il feticista sottomesso lecca la scarpa perché gli piace l’oggetto “scarpa” o perché in questo atto umiliante, e quindi per lui piacevole, si trova di fronte alla negazione del corpo dell’altro?

Il feticcio, in questo caso la scarpa, è qualcosa che richiama in particolar modo l'attenzione del feticista che ne è attratto in maniera esaltante. Solitamente il feticcio è un oggetto che acquista un significato particolare già nell'età della fanciullezza e diventa indispensabile, o comunque preferito, per il raggiungimento dell'eccitazione sessuale. Il feticista ha un rapporto simbolicamente molto forte con il feticcio che viene elaborato come un oggetto perduto e poi ricostruito e va ad assumere il ruolo di una mascolinità mancante, diventa quindi un sostituto fallico. Alcuni vedono l'utilizzo del feticcio come negazione del corpo del partner, ma se cambiamo prospettiva possiamo considerarlo come una sorta di venerazione per una specifica parte del corpo. Ad ogni modo il ruolo prioritario del feticcio è quello di permettere all'individuo di raggiungere un'eccitazione sessuale.

S.: Siete d’accordo con le definizioni di “gioco” e di “teatro”, dove gli attori più che interpretare personaggi diventano i personaggi, del Bdsm o ne proporreste altre?

Siamo d'accordo con entrambe le definizioni: quella di gioco perché in sostanza il mondo Bdsm è un mondo in cui gli adulti si permettono di giocare, di cambiare regole e ruoli e si gioca finché tutti i partecipanti ne condividono la volontà; la definizione di teatro, invece, racchiude in se molte somiglianze con il mondo Bdsm, basti pensare alla semplice definizione della parola scena che è un termine che viene usato nel teatro e che nel Bdsm assume un significato molto simile indicando il setting in cui avvengono le sessioni, inoltre chi vi partecipa indossa, fisicamente o immaginariamente, delle maschere e ricopre ruoli che sono ben determinati sin dall'inizio, cosa che caratterizza sia gli attori teatrali che i fautori del Bdsm.

S.: Che influenza ha nella mente della persona il diffondersi, anche se in maniera carbonara, della cultura Bdsm, tra web, film, videoclip e narrativa, al giorno d’oggi? Inoltre, trova ci sia una relazione tra media e sessualità oggi? In che termini?

Come dicevamo prima, sicuramente il fatto che oggi si parli di più di Bdsm, di sadomasochismo, di feticismo e via dicendo produce un effetto sulle persone soprattutto dal punto di vista della familiarità cioè il Bdsm non sarà più un mondo aperto solo a pochi, ma avrà una cassa di risonanza maggiore; questo non significa che tutti vorranno praticare Bdsm, ma semplicemente che se ne parlerà di più e con maggior cognizione di causa, un po' come è già capitato con l'omosessualità dove prima non se ne poteva neanche parlare, mentre oggi si organizzano gay pride. Quindi sicuramente i media in questo hanno un ruolo informativo ed educativo.

S.: Voi, fareste mai bdsm? In ogni caso, perché?

La domanda ci fa sorridere perché ci fa pensare a come nell'immaginario collettivo un individuo che sia interessato a tutto ciò che fanno gli altri e li osserva curiosamente viene definito voyeur; questa domanda sembra andare proprio in quella direzione. Crediamo semplicemente che chi si avvicina alle pratiche Bdsm siano tutti coloro che vogliono sperimentarsi in vesti diverse nonché conoscere meglio se stessi.

Alessandra Perilli, Psicologa-Sessuologa iscritta all'Ordine degli Psicologi del Lazio n° 18983.
Esperta in riabilitazione cognitiva nelle patologie dell'invecchiamento e memory training, esercito l'attività clinica presso Arpes dove conduco anche corsi di rilassamento utilizzando tecniche induttive e immaginative. Ho tenuto corsi di educazione sessuale e alla salute presso istituti scolastici superiori e svolgo attività di volontariato presso il Policlinico Umberto I di Roma.
alessandra.perilli@arpesonline.it www.alessandraperilli.it
Veronica Vizzari, psicoterapeuta e conduttrice di gruppi ad approccio bioenergetico, iscritta all’Ordine Psicologi del Lazio N°6591, da anni lavora in campo clinico e scientifico nell’ambito della sessuologia. È didatta presso diverse scuole di Psicoterapia ed è stata Professore a contratto presso la Facoltà di Psicologia1 dell’Università di Roma “La Sapienza”. È Autrice di numerose pubblicazioni scientifiche ed ha partecipato come segretaria organizzativa ad importanti Congressi internazionali. Ha partecipato come sessuologa a diversi programmi televisivi e collabora ormai da diversi anni per numerosi mensili e settimanali italiani.
www.arpesonline.it

di Sadsong
http://www.legami.org/bdsm/bdsm_dettaglio.asp?sez=Articoli&ID=390&titolo=Intervista%20a%20Veronica%20Vizzari%20e%20Alessandra%20Perilli

mercoledì 25 gennaio 2017

Il BDSM è ovunque!

Sapevate, ad esempio, che la ricerca sul web di termini come “sottomissione” e “BDSM” è aumentata quasi del doppio? E che sono le donne, prima probabilmente ignare di queste pratiche, ad aver centuplicato il loro interesse? Che si trattasse di un fenomeno “rosa” effettivamente era chiaro, ma è la sua portata a sbalordire.
Ed è proprio legato al successo della trilogia di E.L. James che le pratiche, a dirla tutta le più soft e comunemente accettate, sono diventate le scelte più diffuse, con addirittura 1 persona su 5 che afferma di aver provato i kinky plays (legature, travestimenti sexy, giochi di ruolo e sub-dom) almeno una volta.


https://www.mysecretcase.com/blog/50-sfumature-di-nero-infografica-mysecretcase/

mercoledì 18 gennaio 2017

Pensiero di oggi

Un buon sottomesso deve essere entusiasta della sua Dom, dedicarsi al suo piacere, essere disposto a sottostare alla sua volontà e ad allargare la gamma dei propri desideri per soddisfarla (sempre nel rispetto della propria personalità) e felice di sottomettervisi.

DG

sabato 14 gennaio 2017

Perché l’SM è un tabù?

Perché l’immagine prevalente dell’SM è così negativa?

La distinzione fondamentale è tra consensualità e non-consensualità. La differenza tra frustare qualcuno durante una scena e assalirlo/a per strada è la stessa che passa tra il sesso e lo stupro. Se tutte le persone coinvolte sono d’accordo su quello che succede, non è un reato. Altrimenti lo è. Questa discriminazione non è difficile da capire in linea di principio, ed essere dentro l'SM aiuta a comprenderla bene. Chi pratica l'SM ha più chiare le questioni sul consenso che la maggior parte delle altre persone, ed è così più difficile che commettano quel genere di reati che gli altri confondono con l'SM.
Purtroppo, molti vorrebbero stabilire quello che gli altri possono o non possono decidere consensualmente di fare. Io credo che adulti consenzienti dovrebbero essere liberi di fare ciò che vogliono, in privato. Molti pensano che questo non sia accettabile. Fa loro comodo mischiare le carte proclamando che “chi pratica l’SM è un sadico stupratore” quando, in realtà, non siamo niente del genere. Criminalizzare attività sessuali consensuali (sodomia, SM, e anche la prostituzione) è una vecchia tradizione, ma, a mio parere, ingiustificabile.
Questo problema viene esacerbato dall’insieme di “ricerche scientifiche” sull’SM e pratiche affini.
La nostra società (come la maggior parte di esse) tende ad emarginare i diversi. Se non rientri negli schemi, sei eccentrico e pericoloso. Chi è dentro l’SM non rientra negli schemi. Ecco perché si tiene così tanto all'anonimato nella scena; delle persone hanno perso il lavoro, il partner, i figli, e la libertà per aver rivelato le loro preferenze sessuali nella loro comunità. Questo deriva dallo stesso problema: l’ignoranza su ciò che siamo e quello che facciamo, e mancanza di rispetto per ciò che è diverso.
Alcuni pensano che qualunque scambio di autorità sia insano. La ragione è che dare potere a qualcun altro equivale a rinunciare al proprio inalienabile diritto all'autodeterminazione, il che deve essere considerato un male in assoluto. Inoltre, non c’è dubbio che molti mali sociali – guerre, violenza all'interno di relazioni, etc. – derivano dalla pretesa da parte di un gruppo di ottenere il dominio di un altro; perciò, prosegue il ragionamento, cercare il potere è sempre sbagliato.
In realtà esistono molte situazioni nella vita, in cui si sceglie di concedere una parte del proprio potere a qualcun altro, perché si è certi che lo userà con saggezza. Esempi sono entrare nell'esercito (che decide della tua vita per il periodo di servizio); sposarsi (che è spesso un impegno ad abbandonare un po’ della propria autonomia); cominciare un lavoro (che limita le scelte sul proprio tempo); e, certamente, entrare in una scena BDSM (durante la quale la top ha in mano la situazione). Tutti questi scambi di autorità sono concordati, ed entrambe le parti ne traggono beneficio; quando cessa di essere così, lo scambio dovrebbe finire.

martedì 10 gennaio 2017

L’SM è maltrattamento o degradazione?

Spesso la gente si avvicina all’SM con nient’altro in testa se non stereotipi negativi. Lo schiavo privo di volontà propria dominato dal prepotente, incurante padrone. Il pervertito a cui piace essere picchiato perché pensa di non meritare altro. Queste immagini, cariche di negative connotazioni di abuso, non riflettono la realtà dell’SM consensuale.

La domanda che si pongono molti è: chi è dentro l’SM ha subito violenze da piccolo? Questo stereotipo è generalmente solo considerato vero, come un segno dell’intrinseca negatività dell’SM. “Ah, certo, chiunque ami questa roba deve aver avuto dei bei problemi da piccolo”; analoghe conclusioni sono state tratte sull'omosessualità. (A titolo di cronaca, personalmente non ho subito abusi da bambina e ne sono contenta. Sono comunque molto coinvolto in vari aspetti dell’SM e anche di questo sono contenta). 
Quando si prendono davvero in considerazione le persone dentro l’SM e quello che fanno, ci si rende conto che quello che succede è fondamentalmente una potente espressione d’amore che si estende su mondi sensuali fuori dall’ordinario. Il vero SM è consensuale, ci si fortifica e ci si sostiene l’un l’altro; la vera degradazione è l’opposto. Qui sta la differenza, ed è veramente una differenza sostanziale.
La dominante in una tale relazione ascolta il sottomesso e ne rispetta i limiti, non cerca di distruggerne la personalità, ma piuttosto di farla crescere attraverso quello che entrambi desiderano e amano fare. Questi legami contengono quasi sempre una “clausola di rescissione” tale per cui, se il sottomesso si sente davvero degradato o abusato, può chiedere di accantonare le regole e parlare alla pari con la dominante (in altre parole un segnale di sicurezza per il rapporto). Un tale impegno di chiara comunicazione quando le cose non vanno bene (così come quando vanno bene) è il segno distintivo di una sana storia BDSM. E ogni testo che ho letto su relazioni BDSM a lungo termine sottolinea l’importanza delle questioni legate alla sicurezza emozionale (come ho detto sopra, persone che hanno problemi riguardo alla considerazione di sé dovrebbero sapere che l’SM può essere un rischio in quel senso. Certo, qualunque relazione è pericolosa per loro…)
Fare SM nell’ambito di un reciproco, consensuale legame può essere estremamente significativo. Consente di darsi al proprio partner più profondamente di quanto si possa immaginare e dare sfogo a fantasie che mai avreste pensato di realizzare. Questo tipo di espressione attiva, dinamica, può incrementare enormemente l’autostima e il benessere psicologico di entrambi. Ottenere quello che si vuole dalla propria vita sessuale può non essere una cura per tutto, ma di sicuro aiuta parecchio. 

Un’altra fonte di stereotipi negativi è la semplice avversione alla sessualità in generale. I concetti di “limiti” e “negoziazione” sono intrinsecamente rivoluzionari in un mondo dove molta gente non riesce a parlare di alcunché collegato con il sesso. D’altra parte, senza capire questi concetti, è difficile comprendere l’SM. Tutti quelli che guardano l’SM per la prima volta devono forzare in una certa misura i propri pregiudizi; per alcuni è più difficile che per altri.
C’è chi si domanda come le donne dentro l’SM possano considerarsi femministe. Femminismo non significa prendere il controllo della propria sessualità e non lasciarsi sottomettere mai? Personalmente penso, che femminismo significhi dare la possibilità alle donne di prendere le proprie decisioni, di vivere come preferiscono, senza essere limitate da idee su cosa le donne “dovrebbero” fare o “come” si dovrebbero comportare. 



http://www.unrealities.com/adult/ssbb/italian/asbfaq21.htm

domenica 8 gennaio 2017

Pensiero di oggi

Molto spesso il divertimento della Mistress sta nelle vostre reazioni, nel modo come vi contorcete, vi agitate, e gridate.

DG

D/s

D/s stands for dominance and submission. 
It is a practice in which one person voluntarily gives up his or her control to another for the purpose of mutual enjoyment. 
Some individuals use D/s only as a sexual role-play, while others may live out a D/s relationship dynamic 24/7. 
D/s is first and foremost a psychological structure, though it can also involve physical acts. It is common in the BDSM community and can be combined with other aspects of kink and fetish, or not. I'm a D/s specialist and I integrate it heavily into most of my sessions as well as my personal practice. Ultimately I seek a profound and life-changing style of power exchange that creates positive transformation in both Dom/me and sub. The ultimate goal of D/s is not to punish, but to help make the sub a better human being.

venerdì 6 gennaio 2017

Checklist Bdsm: cos'è? Perchè usarla?

Da quando ho cominciato a praticare il Bdsm ho ricevuto una serie di messaggi privati da sottomessi che mi illustravano le circostanze in cui si trovavano a disagio, o in alcuni casi addirittura spaventati da qualcosa che la loro Dominante gli ha fatto o chiesto di fare. Le circostanze specifiche non sono importanti, ma in tutti i casi essi sono al di là della zona di comfort del sottomesso e, a volte hanno portato ad alcuni risultati più sfortunati.
Queste disgrazie vanno da danni fisici all’angoscia emotiva.
Sono questi casi sfortunati, isolati e legati ai sentimenti momentanei del sottomesso, a metterli a disagio, oppure è più semplicemente una questione di cattive (inesperte) Dom?

A volte è più la seconda alternativa.
Altre volte sono una questione di ignoranza (non conoscenza) combinata alla cattiva comunicazione.
Altri ancora il risultato di una mancata corrispondenza emotiva e passionale tra la Dominante ed i suoi desideri e il sottomesso e le sue zone di comfort e desideri. A volte questi casi sono il prodotto di quello che io considero una persona abusiva o manipolativa che crede ingenuamente che l’esagerazione e la violenza gratuita la renda più dominante, ma con poca o nessuna conoscenza o comprensione di ciò che costituisce rapporto D/s. 

In ogni caso, i risultati possono essere tragici ed è doloroso e difficile da stare a guardare obiettivamente e senza giudizio.
Uno degli esempi comuni che mi sento descrivere da queste sfortunate circostanze potrebbe andare come segue: “Sono un sottomesso e dopo pochi mesi ho avuto il collare della mia Dom. 

Ma di recente ha fatto [inserire atto disagio o pericolo] e mi ha detto di fare [inserire ulteriore atto a disagio o inaccettabili] e si è tradotto in [inserire spiacevole e inutile esito disastroso]. Non so come si sentono su queste cose gli altri sottomessi, e so che la mia Dom ha sempre ragione e che dovrei essere grato per la sua guida, ma questo non mi fa stare bene per niente. Dove sbaglio? Come posso parlarne con la mia Dom? Quando provo si arrabbia e mi dice che devo fare come mi è stato detto o posso anche trovare un'altra Dom”.
Suona familiare? Se è così, si dovrebbe essere preoccupati.

Molto.

Ci sono così tanti campanelli d’allarme in quella breve descrizione.
Cominciamo con la descrizione della relazione stessa: un sottomesso che è stato con una Dom per un paio di mesi e già indossa un collare. Subito questo mi dice che né la Dom, né il sottomesso hanno molta esperienza nello stile di vita BDSM. Come ho già detto nel mio post su Collari, questo è un processo che impiega anni, non settimane o mesi, per poter garantire una corretta fiducia e fondamenta emotivi.
In secondo luogo, una Dom non è onnipotente e non ha sempre ragione. Esse hanno una responsabilità profonda nel comunicare apertamente ed efficacemente con il loro sottomesso, e di ascoltare e valutare attentamente le sue preoccupazioni. “Io sono la Dom e si fa quello che dico” non è il modo in cui funziona ed è segno di una persona inesperta che crede sia questa la dominazione e non una Mistress competente e attenta.
A una Dominante è concesso un potere enorme da un sottomesso, ma con esso viene ugualmente accompagnato da tremenda responsabilità. (come Spiderman! Perdonate la citazione!).


Una delle prime cose che ho chiesto al sottomesso di scrivermi è se l’azione inaccettabile o la domanda da parte della sua Dominante era nell'ambito di ciò che era stato precedentemente concordato. Sono stati superati o rotti i vostri limiti? La risposta che ricevo quasi universalmente è così sconvolgente, ed è più o meno così: “Io porto il Collare della mia Dom e lei mi sta addestrando ora. Non siamo arrivati al punto in cui abbiamo discusso dei limiti o sviluppato alcun accordo, ma sono sicuro che ci saranno nel tempo”.

STOP!

Vuoi dire che stai mettendo la tua sicurezza, il benessere emotivo, e la vita nelle mani di qualcun altro, una persona che ha evidentemente poca o nessuna esperienza nello stile di vita BDSM, e non sono stati esaminati o discussi i tuoi interessi, desideri, paure, preoccupazioni e limiti invalicabili o meno?
Si sono ciecamente aspettati che questa “Dom” saprà sempre fare la cosa giusta, senza mai superare i propri limiti. Si sta per lasciare che qualcuna vi faccia quello che vuole (apparentemente fuori del proprio tornaconto) nel nome di “formazione”.

Diamo quindi un’occhiata a cosa succede nello scenario sopra quando il sottomesso cerca di comunicare le proprie preoccupazioni su quanto è successo. La Dom si chiude. 

Peggio ancora, e forse forse più tragicamente, la loro peggiore paura (che è comunque naturale) è quella tipica dei sottomessi, ovvero il rischio di rifiuto e di abbandono. Questo non è dominanza, è manipolazione; ed è tragico.

C’è così tanto male in questo scenario complessivo che è difficile da coprire in un breve blog. Così ho intenzione di concentrarmi su una cosa che potrebbe aiutare a prevenire che alcuni di questi eventi accadano:


la Checklist BDSM

Prima che qualcuno, da qualche parte, si impegni in una qualsiasi forma di scambio di potere o attività BDSM, una lista di controllo BDSM approfondita dovrebbe essere completata da entrambe le parti e il contenuto apertamente e onestamente scambiato e discusso l’un con l’altra. E’ solo attraverso questo esercizio che sia il potenziale dominante che quello sottomesso possono fiorire appagando i desideri, mitigando le paure, onorando le richieste, sempre nei discussi limiti. È qui dove emergeranno le vostre differenze, ed i vostri punti di contatto, e soprattutto dove le paure potranno essere superate, se dettate dal timore di essere giudicate dalla società, o ancora peggio, dalla propria Dom, o se sono paure invalicabili. Da queste discordanze emergono i più importanti confini.

In una relazione qualsiasi potenzialmente  D/s, una volta che un interesse tra due persone viene stabilito, una delle prime cose che devono fare è completare una lista di controllo BDSM e scandirla a voce, confrontando i risultati fra la coppia. Lo scopo è quello di giungere ad una comprensione delle cose che ogni persona ama, le cose che non hanno mai fatto prima, in cui potrebbe piacere esplorare, le cose che dovrebbero essere evitate, i limiti da stabilire, e questioni pratiche come le malattie sessualmente trasmissibili, il controllo delle nascite, il coinvolgimento degli altri, quello che sarà fatto in pubblico, la sicurezza personale e l’anonimato, le parole di sicurezza, e una serie di altre questioni. Queste cose devono essere identificate, discusse e concordate prima di sostituire il primo briciolo di potere o giocare la prima scena insieme.
Se io non so ciò che gli fa amare dell’essere un sottomesso, quello che è curioso di sapere, ma troppo timido per provare, che cosa lo spaventa, ciò che traumi passati possono portare alla luce, sto solo andando alla cieca nel buio e sperando per il meglio. Le mie possibilità di successo come Dominante sono sottili. Dopo tutto, il più grande ruolo di una Mistress è esplorare la mente di un sottomesso, perché è da lì che la sua sottomissione proviene. Se non ho conoscenza di alcun tipo sul modo in cui che la sua mente funzioni, non ho strumenti con cui lavorare. Ho letteralmente le mani legate dietro la schiena.

Ogni Dominante competente e rispettabile e Mistress che ho incontrato utilizza una forma di processo per esaminare questi importanti aspetti di un potenziale sottomesso  per condividere i propri punti di vista al fine di arrivare ad una comprensione reciproca, con la fiducia come base del loro rapporto o gioco.

Submissive BDSM Play Partner Check List:

http://www.evilmonk.org/a/docs/chklst.doc
Utilizzate queste liste di controllo, riflettete sui problemi che sollevano e come ci si sente ad affrontarli. Controllate il vostro ego, mettetelo alla porta, crescete e miglioratevi anche voi, e prendete il tempo per capire i vostri gusti e limiti e quelli del proprio partner.

Investire il tempo, la cura e l’energia in questo passaggio semplice, ma cruciale, permetterà di migliorare notevolmente la probabilità di creare una relazione D/s piacevole e stimolante, e ridurre la possibilità di equivoci. Se non si è disposti o anche consapevoli della necessità di comunicare, all'inizio, è improbabile che comunichino apertamente e abbastanza durante le pratiche più invasive e dolorose.
Soprattutto, non posizionate la vostra sicurezza e la vita nelle mani di qualcuno che non ha idea delle vostre esigenze, desideri e limiti e non fa nulla per scoprirlo.

Fate attenzione, siate diligenti, comunicate e ponete dei limiti.




mercoledì 4 gennaio 2017

Woof – Tutto il Puppy Play come non l’avete mai letto

by Cucciolino

Cos’è il puppy play (PP)?

Quando dico “PP”, tutti pensano, in maniera riduttiva, a costringere qualcuno a comportarsi come un cane, tra un KINK e l’altro durante una sessione di BDSM.
Dare una definizione, non è facile, ma ci si prova. Secondo il modello statunitense-australiano, a cui mi ispiro, il PUPPY PLAY o PET PLAY, DOG PLAY (o KITTEN PLAY, per il gatto) è un INSIEME DI PRATICHE BDSM, che rispecchia il paradigma dell’SSC, e che sono frutto di accordi presi prima fatte da o nei confronti di una persona, (in questo caso io, ad esempio) la quale, per un tempo ragionevole, si libera volutamente della sua condizione di essere umano, per far uscire il Cane che c’è in lui o lei, assumendone, quindi, gesti, azioni, comportamenti, postura e, possibilmente, istinti.



Cucciola o schiava?
È un ruolo! Non è una questione di sottomissione. Lo scopo non è quello di dominare un cane, ma quello di vivere una condizione Cucciolo-Umano o Cucciolo Padrone su cui ruota il tutto. Ciò che interessa maggiormente è l’aspetto simbolico. Poi, se c’è dell’altro, è un di più. Il senso di questo gioco non è che un Cane umano è davvero un cane, ma è soddisfare certi bisogni, il bisogno di provare quel piacere che si prova. Ovvero, quel piacere masochista, da parte delle figure sottomesse, di potersi comportare come cani a tutti gli effetti, mentre, da parte della figura dominante, quel piacere sadico di poter ridurre il suo PET PLAYER ad animale. Entrambe le figure sanno che stanno per interpretare una sceneggiata, all’interno della quale alcune pratiche saranno vere, altre saranno una pura finzione.

Il Cucciolo ama essere trattato come un cucciolo, il resto NON è il perché della pratica. In quanto GIOCO DI RUOLO, quando il Cucciolo si trova in quella condizione, non vuole (salvo eccezioni, ovviamente), depersonalizzarsi, ma vuole vivere un’altra condizione: vuole essere chi non è nella realtà e vuole essere trattato come tale.

In virtù di questo, vi dico quelli che sono i PILASTRI FONDAMENTALI del PP, cioè:

Un HUMAN PUP, non è, o non è necessariamente, uno schiavo, lui non vuole SOLO o NECESSARIAMENTE essere percosso o punito o, se vuole esserlo, vuole esserlo in qualità di Cane e non di essere umano. Non è detto, quindi, che un PET PLAYER ami essere frustato, fustigato, sculacciato o simile, ma ama essere trattato principalmente come un Cane, Cucciolo o Lupo, per l’intera durata della sessione BDSM; il resto è un di più che, se c’è, bene, se no, nessun problema. Il sottomesso, dunque, non è depersonalizzato. Non è un oggetto. È un’altra figura con una propria identità e dignità.



Il PP non vuol dire, dunque, SOLAMENTE ordinare al proprio o alla propria slave di mettersi su quattro zampe e abbaiare, all’interno di una sessione di BDSM, tra un colpo di frusta e uno di flogger. Assolutamente no! Vuol dire, invece, trattare qualcuno come un Cane, per l’intera durata di una sessione (o, per meglio dire, quasi).

Sulla base di quanto ho appena detto, un “bipede” che gioca con un Cane umano non è necessario che faccia pratiche obbligatoriamente umilianti o dolorose ad esempio, può fare Puppy Play accarezzando il Cane Umano che giace accucciato sulla sua cuccetta, stando disteso sul divano a guardare la televisione, come pure, ad esempio, si può giocare con lui lanciandogli un giocattolo e chiedendo o ordinando di riportarlo indietro; ma naturalmente, con un Cane Umano si possono fare pratiche anche più estreme, dolorose, di coercizione, umilianti o, persino, di natura sessuale: tutto è lecito, se è desiderato da ambedue le parti.

È interessante notare come negli Stati Uniti, in Australia e, negli ultimi anni, anche in Nord Europa, il PP stia diventando sempre più una sottocultura, (come, ad esempio, quella Bear per il mondo gay), in quanto:

Quello del PP sta diventano un mondo fatto di parole in codice, linguaggi, modi di fare, che, sempre più, si differenziano dal mondo del BDSM classico (“ROAR” che, in inglese normale vuol dire “strada”, nel linguaggio del PUPPY PLAY vuol dire “ti voglio bene”; oppure, quando si scrive un qualsiasi messaggio su qualsiasi chat, si usa concludere il messaggio con frasi come; *lick (leccatina), *wag tails (scodinzolata) e molto altro


Si sta creando una vera e propria PUPPY COMMUNITY (una comunità fatta di PRATICANTI, quindi, Cani e Padroni), con dei propri simboli che la rappresenta, come la PUPPY PRIDE FLAG, la bandiera dell’Orgoglio di essere un PUPPY PLAYER, ci sono eventi esclusivamente a tematica PUPPY PLAY (www.internationalpuppycontest.com)

Molti locali e feste fetish/BDSM si stanno sempre più attrezzando ad avere aree apposite; ci sono contesti appositamente costruiti attorno al mondo del PP, come, ad esempio, i “veterinari” e il “branco”;

Vengono istituite e fatte delle gare (detti “contest”, in inglese, per l’appunto “gara”), dei percorsi e delle mostre di Cani Umani, proprio come per i cani biologici (www.internationalpuppycontest.com).

B) LA DESCRIZIONE DI UNA SESSIONE:

B.1) PRIMA:

Una sessione di BDSM consta di quattro fasi.

La prima è la PRESENTAZIONE: i partecipanti alla sessione si siedono a un tavolo e spiegano che figura sono, tra quelle che andrò a citarvi adesso, di conseguenza, cosa aspettarsi l’uno dall’altro e che tipo di sessione intendono svolgere.

Dopo la presentazione, nonché la spiegazione di chi è chi, ecc.., avviene, di conseguenza, un altro passaggio: la CONTRATTAZIONE, che può essere verbale o scritta. Come avviene per tutte le pratiche BDSM, in questa fase, tutti e quattro stabiliscono una serie di cose da fare e da non fare, nonché una serie di linee guida del rapporto.



Stabilito questo il “quadrupede” procede con la VESTIZIONE, nonché con l’uso dell’oggettistica che compone la GEAR del PP, il “bipede” PREPARA L’AREA GIOCO, chiamata o comunemente “DOG/PUPPYZONE” oppure è chiamata, come preferisco chiamarla io, un “MOSH PIT (MOSH, in inglese, vuol dire “muoversi violentemente durante la musica rock, saltando e saltando addosso deliberatamente sugli altri”; PIT: (in questo caso specifico) vuol dire “Cava”), mettendo per terra o delle lenzuola, o degli asciugamani o dei tappetini incastrabili, tipo puzzle: in questo modo niente e nessuno tocca direttamente il pavimento, che può essere sporco. Di conseguenza, il “bipede”, giocherà o coi calzini, possibilmente puliti o, meglio, a piedi nudi.

La PRESENTAZIONE 

Secondo il modello statunitense, a cui mi ispiro, in generale “il quadrupede”, ovvero la figura sottomessa, può essere o:




  • Un cucciolo : tendenzialmente giovane (non importa quale sia l’età umana anagrafica), giocherellone, birichino e poco obbediente. È tendenzialmente quello un po’ più “BRAT”, diciamo così. Da lui c’è da aspettarsi una figura che abbia sempre voglia di giocare, che sia instancabile, che sia poco obbediente, che sia “da addomesticare”, ma, pur sempre, fedele.
  • Un cane : tendenzialmente, meno giocherellone, più serio, protettivo e obbediente. Da lui, c’è da aspettarsi, l’obbedienza allo stato puro, protezione, e, soprattutto, fedeltà, ma, per contro, una minore voglia di fare certi giochi;
  • Un lupo : tendenzialmente selvaggio, selvatico, birichino e pretende un alto livello di rispetto. Da lui, c’è da aspettarsi la disobbedienza allo stato puro, cioè, che sia una figura, “strafottente”, per nulla facile da addomesticare e che, se per caso, in un’altra parte di questa stanza ci dovessero essere altri suoi simili, ci si aspetta che lui possa abbandonare letteralmente la sessione, per seguire il suo “istinto” di giocare con i suoi simili, lasciando il “bipede” con un pugno di mosche in mano;
  • Un Alfa : è un cane, cucciolo o lupo che ha la tendenza a essere un capobranco, un mentore, un leader, un insegnante. Di solito, sono quelli a cui ambiscono a essere i cuccioli. Negli Stati Uniti, di solito, l’Alfa è quello che organizza gli eventi.
  • Uno Slave dog : è una figura rara. Amano essere umiliati, trattati male, tanto da richiedere che si venga loro mancati di rispetto costantemente sia da “quadrupede” che, soprattutto, da “bipede”, costantemente insultati, presi a calci, a pugni. Purtroppo, molte figure dominanti (in generale) reputano che sia questo ciò che vuole un qualsiasi cane umano.
  • Dog trainer in un contesto fetish
Invece il nostro “bipede”, ovvero la figura dominante può essere:

  • Un owner (proprietario): è il proprietario di un Cane, Cucciolo o Lupo, di cui si prende cura. Tra il Pup e l’Owner vi è un legame di appartenenza.
  • Un handler (gestore): è colui che tiene in gestione per l’appunto (TO HANDLE, in inglese vuol dire gestire), un PET PLAYER per un breve periodo di tempo, come può essere una singola sessione, oppure è colui che dà un’occhiata ai Cani Umani durante le feste BDSM, in cui vi è un’area gioco per Cani Umani (di cui parleremo più tardi), sia nel caso in cui il loro Owner è assente, sia nel caso in cui il Pet Player in questione sia “randagio” (come vedremo più in là). In questo caso, non deve esserci rigorosamente una relazione tra lui e il Cucciolo, ma potrebbe anche esserci.
  • Un trainer: è letteralmente “l’addestratore”, cioè, lo addestra, insegnando al Cane o al Cucciolo ciò che deve fare e come deve farlo. Si è un trainer quando si prepara dei “corsi”.
A prescindere dalla tipologia di animale, nonché dal comportamento, più o meno tipico di questo, un “quadrupede” può essere appartenente a qualcuno, in cerca di appartenenza e che non vogliono legami e quindi, randagi sono e randagi vogliono rimanere.

La CONTRATTAZIONE
Principalmente, sono due le cose sulle quali non si può transigere:

Il benessere di chi gioca come Cucciolo. Da una parte, la figura dominante si impegna a non mettere mai a repentaglio la salute né fisica e né, soprattutto, psicologica del Cucciolo; dall'altro, per contro, anche il Cucciolo in questione s’impegna, eventualmente, a non permettere che la figura dominate gliela rovini (o rifiutandosi di obbedire a una pratica rischiosa, oppure addirittura fermando il gioco) che, salvo contrattazioni contrarie, la figura dominante, nella fattispecie Giovanni, non considererà mai Michele come uno slave, e che, quindi, che lo tratterà sempre e solo come un “quadrupede” per tutta la durata della sessione.

Inoltre decidono:
- Chi sia chi;
- Che genere di gioco intendano svolgere;
- La SAFEWORD o il SAFETYCODE, che devono entrambe essere canine, visto che non è facile uscire da quel personaggio
- Come vestirsi, quindi LA GEAR;
- Le pratiche da fare e, soprattutto, quelle da NON fare ed, eventualmente, che genere di punizioni dare, in caso di disobbedienza;
- L’eventualità di aggiungere o no altre pratiche, che vanno oltre quelle del PP come pure di aggiungere o no il sesso (quindi, con i propri gusti sessuali);
- La possibilità di giocare con o in presenza di altri esseri umani, come altri “bipedi” o “quadrupedi”.
- Varie ed eventuali …

La VESTIZIONE
Ci sono svariati gadget, che si possono utilizzare, durante i giochi:

Ginocchiere : sono l’accessorio fondamentale per la salute del cucciolo, quello di cui una coppia deve parlare, perché durante il gioco del PP, le ginocchia sono usate spesso: si sta in ginocchio, si cammina, si salta, si corre su quattro zampe etc. Ce ne sono fondamentalmente di due tipi: o quelle da sportivo (pallavolo) o da lavoratore (da piastrellista).

Rubber mask
Maschere o museruole : da usare o per fare in modo che un Pet Player in questione non parli, nonché che comunichi tramite il linguaggio corporeo, oppure per meglio personificare l’animale in questione. Ce ne sono di diversi materiali, per accontentare tutti i gusti e tutti i fetish: di pelle, di gomma, di latex.

Mock Paws : (ZAMPE) sono una specie di guanti da pugile, che ricreano la zampa di animale: impediscono l’apertura della mano, costringendo quest’ultima a rimanere chiusa a pugno, obbligando, quindi, a camminare sulle nocche, come pure, non permettono l’uso del pollice. Anche per loro vale lo stesso discorso: ce ne sono di diversi materiali, dai più pregiati ai più economici.



Plug-in : si tratta di uno strumento che simula una coda reale. È composto da una parte, leggermente rigonfia, che si inserisce nell'ano e un’altra parte uncinata, a forma di coda, che può essere più o meno lunga. È curioso vedere come, attraverso una serie di esercizi di contrazione e rilassamento dei glutei, alcuni PP riescano ad agitare la loro “coda”, dando proprio l’impressione che stiano scodinzolando. In più, per chi non ama avere nulla nel proprio retto, ci sarebbero degli harness, adatti proprio per la zona pubica, che terminano con una coda.

Collari e guinzagli : gli oggetti più comuni. Ci sono di diverse tipologie di collari: classici per segnalare che appartengono a qualcuno, coercitivi per i cani un po’ più “birichini” e d’addestramento per quelli che hanno bisogno di essere, per l’appunto, addestrati.

Ora, nulla e nessuno impedisce di usare oggetti tipici del BDSM di stampo classico, come, ad esempio, ball gag, manette e molti altri oggetti per soddisfare ogni genere di fantasia.

Fanno parte del “gear” anche le ciotole, su cui, eventualmente, gli HP andranno a mangiare o a bere, le cucce, le gabbie o i lettini, su cui si andranno a stendere e giacere e, infine, i giocattoli, che si andranno a utilizzare durante la sessione.

Ora voglio sfatare un mito: non esiste un oggetto senza il quale non si faccia PP. Ogni accessorio indossato, deve essere fatto solo se voluto da entrambe le parti, considerato che ci possono essere oggetti che danno fastidio al Cucciolo o che lui non vuole indossare.

B.2) DURANTE:

Ora comincia il gioco vero e proprio.

Da una parte, il Cucciolo, da ora in poi, non parlerà ma deve usare la sua voce soltanto per abbaiare e ringhiare. Comunicherà anche tramite il linguaggio del corpo, assumendo le varie posizioni, per mezzo delle quali ogni cane biologico comunica, come pure utilizzerà il contatto visivo per farsi capire. Assumerà anche la postura, che dovrà essere quanto più corretta possibile (anche da un punto di vista ortopedico); eventualmente muoverà la zampa per dire di voler giocare; eventualmente annuserà, leccherà, camminerà ritto su quattro zampe, si accuccerà e afferrerà gli oggetti senza usare né il pollice e né la mano aperta. Mangerà rigorosamente senza chiudere la bocca, quindi, sporcandosi il muso, senza, quindi, potersi pulire, sbriciolando per terra o in qualsiasi altra parte. Insomma, si comporterà, dunque, come un vero e proprio cane biologico, né più e né meno.

Dall’altra, il “bipede” può fare diverse pratiche. Eccone alcune:

Può mettergli il guinzaglio e portarlo a spasso lungo la location. Poi, mentre passeggia, prende una bottiglietta di plastica vuota o un giocattolo, e glielo fa afferrare con la bocca, e prosegue con la passeggiata.

ATTENZIONE, PERÒ: i giocattoli non devono essere giocattoli per cani biologici, perché questi sono costruiti per la loro dentatura, che è molto più forte di quella umana. È consigliabile, quindi, per evitare di perdere i denti, usare giocattoli che si schiacciano e che ritornano facilmente al loro posto, oppure, meglio, una bottiglietta di plastica vuota.

In più, i giocattoli devono essere lavabili con il sapone per i piatti e non fatti usare da nessun altro, se non dal Cucciolo “proprietario”, per questioni di igiene. <–

Poi, lo sgancia dal guinzaglio, gli lancia un frisbee e gli dice “FETCH! ” (il comando per afferrare l’oggetto).

Può chiamarlo a sé e dargli degli altri ordini, come, ad esempio: SEDUTO; GIÙ; CUCCIA; FERMO; ASPETTA; VIENI; o quelli un po’ più elaborati, come, ad esempio: LA ZAMPA!; SEGUIMI!; SMETTILA!; BUONO!; MOLLA/MOLLA L’OSSO!; PANCIA ALL’ARIA! e molto altro…

Può dargli da mangiare qualcosa, o nella ciotola, costringendolo a mangiare da lì, oppure, costringerlo a bere dalla ciotola (dentro la quale potrebbe esserci di tutto, tanto l’acqua quanto l’urina).

ATTENZIONE, PERÒ: Non va mai dato vero cibo per cani biologici, perché sono dannosi per l’essere umano. Il bere, invece, deve essere una FINZIONE: la lingua umana non è fatta come quella dei cani e non può bere allo stesso modo. Pertanto, quest’azione deve essere una sceneggiata e, di tanto in tanto, sarà cura fermare il gioco per far bere “da umano” il Cane. <–

Può lasciarlo libero di fare quello che vuole, ma sempre in qualità di Cane, di accucciarsi ai piedi del Padrone o dove vuole. In quel momento, il “quadrupede” più docile, magari si accuccerà sul suo lettino, sulla sua cuccetta o, come ho detto prima, anche ai piedi del padrone. Invece, quello un po’ più giocherellone, ne approfitterà per dimostrare di voler giocare, cominciando a fare il pazzerello, oppure, prendendo un giocattolo o una bottiglietta vuota di plastica, mettendoglielo accanto al Padrone e strusciarsi addosso a lui, aspettando che lui prenda il giocattolo da terra e glielo lanci. Dopo di che, il Cane glielo riporterà, affinché il Padrone glielo rilanci, oppure, può accucciarsi sotto un tavolo o in un angolo della location e mordicchiarlo, reggendolo con le due zampette.

Può rimettergli di nuovo il guinzaglio e farlo accucciare, nella sua cuccetta o nel suo lettino.

Poi, se è stato bravo, può premiarlo, dandogli del cibo dalle sue dita (come un wafer o un biscotto ripieno) per premiarlo per la sua bontà.

Eventualmente, può dargli il suo piede, pulito o lurido che sia e costringere il Cane ad annusarlo o, addirittura a leccarlo e a ciucciarlo .

Il tutto, contornato e completato da parole di lode se si comporta bene e, di conseguenza, da carezze, solletico sulla pancia ed, eventualmente, abbracci.

Al Pubblico: Ma se lui è poco docile, disobbediente, dispettoso o, addirittura, aggressivo? Cosa succede, se, per caso, il Cucciolo cerca di sottometterlo, urinandogli addosso, o masturbandosi sulla gamba? O, se, invece, morde, magari senza una ragione apparentemente valida?

Beh, niente e nessuno impedisce, ad esempio, di tenerlo legato al guinzaglio, in un angolino, magari, attaccato a un palo o a una delle gambe del tavolo; di percuoterlo, magari sul culo con il giornale arrotolato o col manico di una scopa o di una mazza per lavare il pavimento; di prenderlo a calci; di farlo entrare nella sua cuccia e di bloccargli l’uscita; di chiuderlo in una gabbia, se la si ha a disposizione. Il tutto, eventualmente, contornato da insulti. In tal caso, il Cane deve continuare a non parlare, ma, al massimo, può guaire.



Oppure, può semplicemente, ignorarlo completamente.

Il Cucciolo, quindi, ha diversi modi per dimostrare di chiedere scusa: può guardarlo in maniera dolce, può voler indicare di giocare con le zampette, può avvicinarsi al Padrone, strusciarsi ai suoi piedi, se sono nudi, leccarglieli.

Se tra “bipede” e “quadrupede” si è creata un’armonia, che funziona ed entrambi hanno il forte desiderio, possono fare del sano sesso . Vediamo come si fa.

ATTENZIONE, PERÒ: Consiglio di immaginare più a un rapporto omosessuale tra maschi biologici, anche se la cosa potrebbe non piacere, per dei motivi che vi descriverò sotto <–



Il “bipede”, può ordinare al Cane di mettersi su quattro zampe. Dunque il “bipede” si inginocchia dietro di lui davanti al suo posteriore, gli toglie il PLUG-IN, gli fa del RIMMING, gioca un po’ con le sue dita dentro l’ano del Cucciolo, per allargarlo ancora di più e procede con la sodomizzazione. Intanto che il “bipede” procede con questa pratica, il “quadrupede” a cui non è permesso di esprimere il suo piacere parlando, comincia a guaire, mugolare e a emettere degli ululati gioiosi. Se il “bipede” non è ancora soddisfatto, si mette in ginocchio davanti a lui e ordina al Cucciolo di fargli un determinato servizio orale e, successivamente gli ordina di mettersi a pancia all’aria, gli si inginocchia dietro e riprende a sodomizzarlo.


Invece, se è il “bipede” che vuole essere sodomizzato dal Cucciolo, può ordinare al suo Cucciolo di rimettersi su quattro zampe, di fargli del RIMMING e di penetrarlo. Eventualmente, può farsi aiutare da una terza persona a commettere l’atto penetrativo. Come pure, invece, il “bipede”, può mettersi in ginocchio dietro di lui o sotto di lui e praticare un servizio orale al suo Cucciolo. Anche in questo caso, il Cane non deve parlare, ma a mugolare, non deve usare il pollice, ma simulare letteralmente le stesse posizioni, che avrebbe un Cane. (Su siti come YOUPORN, XTUBE e molti altri simili, circolano video in cui Cuccioli penetrano i propri Padroni).

Come potrebbe comportarsi il nostro Cane se ce ne fossero degli altri?

Socializzazione tra human pet
Allora, uno degli aspetti peculiari e caratteristici del PP è proprio quello di avere la possibilità di interagire e fare altre pratiche e attività con altri Cani. Le attività che fanno o che possono fare tra loro sono di varia natura: possono essere di natura puramente ludica, di sottomissione, pratiche DIRTY e persino di natura sessuale. Ad esempio, tra loro, possono giocare a fare la lotta, a fare la gara a chi prende per primo il giocattolo o la sorpresa in cibo, lanciata da un altro “bipede”, possono marcare il territorio con l’urina, o usare la stessa per sottomettere l’altro, possono tirare un qualsiasi oggetto, come una corda o un fazzoletto, con la bocca fino a quando uno dei due non molla “la preda”, per decidere chi dei due sia il leader, possono ringhiare l’uno all’altro o l’uno mordere l’altro o cercare di farlo, si annusano a vicenda l’uno il sedere dell’altro (che, magari, può essere anche sporco), se si vuole, anche persino leccarlo, come pure possono fare le stesse cose sul genitale dell’altro. 



Per quanto riguardano le pratiche sessuali, invece, beh, devono imitare letteralmente la maniera di copulare dei cani biologici: si penetrano su quattro zampe, magari facendosi aiutare da un “bipede”, per la penetrazione. Quando ciò avviene, o il passivo rimane a quattro zampe e il Cucciolo attivo si mette su due e lo penetra, oppure il passivo può letteralmente accucciarsi o sdraiarsi e il Cucciolo attivo lo penetra. A questo punto, il “bipede” può decidere se dare o no una mano al Cucciolo che penetra, reggendogli il suo membro, oppure se lascia fare tutto a lui.


B.3) DOPO: L’HEADSPACE & L’AFTERCARE:
Durante la fase del gioco, può succedere che l’individuo, che gioca a fare il Cane, quindi, l’individuo sottomesso, entri in uno stato d’animo chiamato “headspace”, cioè “stato mentale”, “stato d’animo”, che non è affatto dissimile dal famoso SUBSPACE, tipico delle altre pratiche BDSM. Infatti, come per quest’ultimo, così anche durante la fase dell’HEADSPACE, il mondo scompare e può accadere di entrare in una sorta di trance, di stato ipnotico. Come per l’ultimo, così, anche per il primo, ci si dimentica, dunque, dei propri problemi, preoccupazioni, delle paure. E la realtà viene letteralmente alterata. E, proprio come accade durante il secondo, è facile non accorgersi che ci si sta facendo male, si stanno subendo escoriazioni, graffi e, quindi, è facile voler continuare a giocare. A differenza, però, del SUBSPACE, nell’HEADSPACE si può arrivare a perdere la propria identità. In poche parole, Si tratta, cioè, di uno stato d’animo, per il quale, chi vi entra, non sa più chi è; perde completamente la sua identità di essere umano, sentendosi in tutto e per tutto un cane, al punto da non riuscire a parlare o da arrivare a fare, per istinto, tutto ciò che fa un cane: abbaiare, latrare, ringhiare, digrignare i denti. Entra in un vero e proprio “trip mentale”. Cioè, lo “stress psicologico”, che ha il sottomesso, aumenta mano a mano, visto che si deve adattare alla realtà, momentaneamente nuova e innaturale, e, di conseguenza, la personalità dell’essere umano regredisce. Questa è una fase molto delicata, dal momento che, innanzitutto, come ho detto prima, si perde completamente l’identità di se stessi. Può succedere anche che si faccia fatica persino a risvegliarsi da questo stato di trance, proprio perché non ci si riesca a liberare dei propri istinti animaleschi.

Di conseguenza, è fondamentale l’importanza di un aftercare adeguato. Non c’è una regola ben precisa di che cosa fare durante quest’ultima fase. Sulla base di molte esperienze, di miei amici Cuccioli virtuali statunitensi, con cui corrispondo, posso dirvi che, la figura dominante debba avere molta buona volontà di rimanere sul posto con il Cane Umano per un periodo sufficiente, fino a quando questo non ritorna in sé in qualità di essere umano, deve avere molta pazienza, soprattutto se il suo sottomesso ha difficoltà a uscire da questo stato e, soprattutto, deve aspettarsi qualsiasi cosa da quest’ultimo, dunque, dosare estrema dolcezza a una profonda determinazione.

Questo significa che non ci si può improvvisare PUPPY PLAYER, perché, come abbiamo visto, non si tratta solo di costringere il proprio schiavo o schiava a fare il cane, a camminare su quattro zampe e abbaiare, ma è un complesso di pratiche e di azioni sulle quali bisogna essere preparati a 360°, almeno da un punto di vista teorico.

Concludo, indicando quelli che sono i protocolli del PUPPY PLAY, quindi, come comportarsi davanti a un Cucciolo e si è degli sconosciuti:

Se sei un “bipede” sconosciuto:

Se nei pressi del Cucciolo o cane, verso cui intendi avvicinarti, si trova un altro essere umano, devi chiedere a quest’ultimo se ti puoi avvicinare o, persino, accarezzare il cucciolo/cane. Se il cucciolo/cane, invece, è solo e, nel momento in cui ti avvicini, scappa o ringhia, lascialo in pace. Non dovresti mai tentare di tirare il suo collare o guinzaglio e, se per caso, il cucciolo/cane dovesse avere un lucchetto, non toccare mai il collare: ci sono OWNERS che avvertono tale gesto, come una vera e propria mancanza di rispetto verso di loro. Sarà il Cucciolo, che vuole essere accarezzato, ad avvicinarsi a te o a leccarti o annusarti, quando ti avvicini a lui.

Se sei un altro human pup/dog:

Non balzarti o buttarti su un altro Cucciolo, senza prima presentarti in maniera adeguata, abbaiando, uggiolando, o, persino, utilizzando il linguaggio umano. L’altro Cucciolo potrebbe non voler giocare oppure, potrebbe aver ricevuto l’ordine, da parte del suo OWNER, TRAINER o HANDLER, di non interagire con altri Cuccioli.



PER SAPERNE DI PIÙ:
LIBRI (IN INGLESE):
Michael Daniels – Woof! – A boner book;
Michael Daniels – Grrrr! – A boner book.
LINK CONSIGLIATI (in Inglese)

Gruppi Facebook:
European Puppy ; International Puppy ;Puppy 101
American Pups ; Portland Pups and Handlers ; Ruff Pup CNKY ; Saint Louis Puppy Patrol ; Seattle Pups and Handlers ; Vancouver Pups and Handlers
Altri Gruppi:
A-PAH (Arizona Pups and Handlers) ; Chicago Puppy Patrol ; I-PAH (International Pups and Handlers) ; Sunshine Puppies on the Run
Pagine Facebook:
Chicago Puppy Patrol ; European Puppy Patrol ; Ruff Pups ; Saint Louis Puppy Patrol ; Sirius Pup
Accessori e Gear:
Doghouse Leathers ; Fetish Pet Store ; Fetish Zone ; Fort Troff ; Heavy Rubber Shop ; LeatherQueer ; Mister B ; Mr. S Leather ; Recon ; Running Wolf ; SeeRexPlay ; SHEL-don ; Square Peg Toys ; Stockroom
Eventi a tematica Puppy Play:
International Puppy Contest ; International Puppy & Trainer Contest ; Northwest Puppy Contest ; Puppies in the Mountains ; WOOF Camp
Community:
No Safe Word Podcast ; Puppy Play 101 ; PupZone ; Sirius Pups ; The Happy Pup

ATTENZIONE: alcuni di questi siti potrebbero non essere più funzionanti. Ci sono altri gruppi anche sul sito www.fetlife.com

Questo articolo è un estratto da: Discorso sul PUPPY PLAY – Milan Munch, 9 giugno 2016.

http://www.gabbia.com/boudoir/13/06/2016/woof-tutto-il-puppy-play-come-non-lavete-letto-mai/


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