Not Safe For Work

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sabato 31 dicembre 2016

lunedì 19 dicembre 2016

Secret Life of the Human Pups

Travestirsi e comportarsi come cani: è una delle perversioni documentate in uno speciale di Channel 4, canale televisivo britannico, intitolato “Secret Life of the Human Pups” E andato in onda lo scorso 25 maggio. Una comunità ampia che conta circa diecimila membri che, nel loro tempo libero, amano bere da ciotole, farsi accarezzare la pancia e urinare sui lampioni con costumi integrali per assomigliare il più possibile agli amici a quattro zampe. Una tendenza che pare sia nata negli ambienti del sadomasochismo omosessuale e che sta prendendo sempre più piede. I protagonisti del documentario raccontano le loro vite parlando di questa passione. Non ha nulla a che fare con perversioni che coinvolgono animali, sottolinea uno degli intervistati: “I membri del mio branco passano un sacco di tempo insieme a casa, semplicemente facendo i cani – specifica David che nella vita fa lo scrittore – Siamo nove e il mio compagno è il nostro padrone. C’è un grande senso di famiglia e di appartenenza, siamo lì per prenderci cura l’uno dell’altro”.


Tom rivela di aver aderito alla comunità degli uomini-cane gradualmente: scoprì di adorare i collarini, poi i vestiti attillati e infine comprò un costume da dalmata su eBay. La presa di coscienza di questo suo lato ebbe le sue conseguenze: Rachel, la fidanzata, lo lasciò, mentre Tom cominciò a frequentare Colin, il suo nuovo “addestratore”. David, scrittore e mente del mondo accademico dice: “Si tratta di qualcosa di totalmente non verbale, pre-razionale, pre-cosciente. Si tratta di uno spazio emotivo istintivo. Ma allo stesso tempo ogni ‘cucciolo’ è anche una persona. Questa è solo una parte di me: sono anche vegetariano, suono il pianoforte, possiedo un pappagallo, coltivo pomodori… Posso stare anche mesi senza giocare a fare il cane“.
Non solo sesso quindi, ma una vera e propria filosofia di vita. C’è chi dichiara che è come tornare alle origini, a uno stadio di libertà assoluta che permette loro di scaricare le frustrazioni della quotidianità. Tra gli intervistati c’è una coppia, Rachel e Tom, i quali raccontano la loro vita in cui lei è padrona di Spot, l’alterego di Tom: “Sono orgoglioso di quello che sono e di quello che sembro” dichiara Tom da dietro la sua maschera costatagli circa 4000 sterline. Rachel racconta alle telecamere come all’inizio sia stato difficile capire il suo compagno: “Voleva essere in grado di esplorare vie diverse. Ho capito che Tom e Spot sono due cose diverse”.
Un altro uomo-cane tiene a far comprendere che il loro travestimento non consiste in una perversione ma in una evasione, in un nuovo stile di vita, in una visione diversa della vita: “La gente arriva automaticamente alla conclusione che si tratti di costumi che indossiamo per avere rapporti sessuali. Mi sono state rivolte domande terrificanti, come se mi piacesse fare sesso con i cani. Ma naturalmente non ha niente a vedere con tutto questo, e non è sempre qualcosa di sessuale. I membri del mio branco passano un sacco di tempo insieme a casa, semplicemente facendo i cani. Siamo nove, e il mio compagno è il nostro padrone. C’è un grande senso di famiglia e di appartenenza; siamo lì per prenderci cura l’uno dell’altro“.
Abbaiare, ringhiare, scodinzolare: gli uomini-cane godono nel poter prendere completamente le somiglianze dei cani. Non solo perversione sessuale, gli “human pups” si accontentano di essere di compagnia ai loro padroni ricoprendoli di attenzioni senza chiedere nulla in cambio. Un documentario che ha scatenato i telespettatori sui social network che con l’hashtag #secretlifeofhumanpups ,tra ironia e stupore.


La prima reazione che molti hanno, incontrando uomini vestiti con attillate tutine in latex a forma di cane che masticano giocattoli a forma di pollo, è una risata. Non una risata fragorosa, più un risolino imbarazzato di qualcuno che non capisce e, per questo motivo, ridicolizza, deride, denigra. Forse è più facile, perché ridere è minimizzare e ignorare che molti di loro hanno trovato felicità e serenità fingendo di essere animali, ad un certo punto della loro vita.

http://www.mrpuppy.eu/

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/27/abbaiano-ringhiano-scodinzolano-e-girano-per-casa-vestiti-da-cane-un-documentario-racconta-la-vita-degli-uomini-cane-video/2771227/http://www.thesocialpost.it/2016/06/12/vivere-come-cani-strana-storia-dei/

https://www.theguardian.com/tv-and-radio/2016/may/25/secret-life-of-the-human-pups-the-men-who-live-as-dogs

giovedì 15 dicembre 2016

La zona di comfort ed il recinto intorno al tuo praticello

Wikipedia definisce la zona di comfort:
“come lo stato comportamentale entro cui una persona opera in una condizione di assenza di stress e ansia.”

Una volta un re ricevette in regalo due magnifici falchi. Erano falchi pellegrini, i più begli uccelli che avesse mai visto. Diede i suoi preziosi falchi al suo capo falconiere per allenarli. I mesi passarono e un giorno il capo falconiere informò il re che, anche se uno dei falchi era maestosamente volato altissimo nel cielo, l’altro uccello non s’era mosso dal suo ramo dal giorno in cui era arrivato.
Il re convocò guaritori e stregoni da tutte le terre per prendersi cura del falco ma nessuno riuscì a farlo volare. Presentò allora il caso ai membri della sua corte, ma il giorno successivo, il re vide attraverso la finestra del palazzo che l’uccello non si era ancora mosso dal trespolo.
Avendo provato ogni cosa, il re pensò tra se e se “forse ho bisogno di qualcuno che conosca meglio la campagna per capire la natura di questo problema.” Così chiamò la sua corte e disse “andate e portate un contadino”. In mattinata, il re fu elettrizzato di vedere il falco volare alto sopra i giardini del palazzo e disse ai membri della corte “portatemi la persona che ha fatto questo miracolo!”
La corte velocemente andò dal contadino e lo accompagnò di fronte al re. Il re quindi gli chiese “dimmi, come hai fatto a far volare questo falco?” Con la testa inchinata il contadino disse “è stato molto facile sua altezza, ho semplicemente tagliato il ramo su cui l’uccello era seduto”.
Morale. Siamo tutti nati per volare, per sprigionare l’incredibile potenziale che possediamo come esseri umani. Ma a volte ci sediamo sui nostri comodi rami casalinghi, abbarbicati alle cose che per noi sono familiari. Le possibilità sono infinite, ma per molti di noi, rimangono inesplorate. Ci conformiamo alla familiarità, al comfort e all'ordinario. Così per molte persone le vite sono mediocri invece che eccitanti, emozionanti e elettrizzanti.

Quello che è successo al pennuto di questa bellissima storia è ciò che succede alla maggior parte delle persone quando non riescono ad allontanarsi da quella che gli esperti chiamano zona di comfort.


La zona di comfort rappresenta i confini entro cui ci troviamo sufficientemente bene in particolari contesti della vita come: famiglia, salute, relazioni o lavoro. In poche parole è quel luogo comodissimo e sicuro che ci siamo creati basandoci sulle nostre esperienze e convinzioni ed in cui abbiamo raccolto tutte le nostre sicurezze ed abitudini. In questa zona non siamo esposti a rischi, siamo protetti da situazioni che possono causarci dolore o disagio ma soprattutto siamo sicuri di avere il pieno controllo di tutto perché in questo spazio accade esattamente solo ciò che ci aspettiamo.
Ciò che ci tiene bloccati in quest’area è la paura.

Paura di sbagliare, paura di quello che le altre persone possono pensare di noi, paura di restare da soli, paura di cambiare, paura delle cose sconosciute, paura delle novità, paura di parlare in pubblico, paura di prendere una decisione, paura di chiudere una relazione importante, ecc.

Perché è importante espandere le proprie comfort zone?
La risposta è semplice: anche se è molto comoda, la zona di comfort è pur sempre una gabbia! E nessun uomo può mai essere veramente felice quando è costretto a vivere in condizioni di “cattività”.
Le comfort zone possono essere più di una e sono le tue gabbie invisibili. Così come il falco della storia iniziale non aveva una gabbia ma nonostante questo non riusciva a sperimentare la libertà e viveva avvinghiato al suo ramo, lo stesso è per noi quando la paura c’impedisce di “spiccare il volo”.

Perchè parlo di "zona di comfort" in un blog bdsm?
La risposta è semplice: la "comfort zone" esiste anche in ambito bdsm ed è quell'insieme di pratiche e situazioni in cui il sub è felice, al sicuro e giustamente eccitato.
Ecco qual'è dunque, per quella che è la mia opinione, uno dei compiti della Dom: aiutare e spronare il sub ad abbandonare la zona comfort, superare i limiti e vivere situazioni in cui si mette in gioco emotivamente, fisicamente e psicologicamente superando il suo grado standard di sicurezza e tranquillità.  









domenica 11 dicembre 2016

A volte la carica emotiva...

Ho espresso fin troppo chiaramente il mio scarso apprezzamento nei confronti dei feticisti, ma leggendo un post di Arcangelo su Fb, devo dire che le sensazioni che ha descritto le ho provate e anche intensamente.
L'essere spettatrici non è spiacevole all'interno di un rapporto Dom/sub nel quale esisti e non sei solo un mero oggetto.
Sei lì e osservi il volto del tuo sub pervaso dal piacere totale.

"A volte la carica emotiva che si rivela nell'adorazione del piede e' talmente intensa e densa di elettricita' e passione da essere assimilata ad un vero rapporto sessuale tra i soggetti Dom e sub. Alcune Mistress mi hanno rivelato che in quella foga animalesca a cui si abbandona lo slave appagano profondamente i loro sensi in una sorta di trans voyeristico che le vede piu' spettatrici della scena che protagoniste del momento"

cit. Arcangelo Salvemini


mercoledì 7 dicembre 2016

What does it means....

"BDSM is a creative expression that should be cultivated through interaction. Each submissive who falls to their knees in front of Me will each embark on an individual discovery of their inner desires. Come to Me and find REAL Domination. It’s time to open the door to the recesses of your mind and enter a realm where all your deepest, darkest, desires become reality. I have the key…"

cit. mistressmyrina

lunedì 5 dicembre 2016

Buonanotte miei devoti


via Facebook http://ift.tt/2g3pEA8

Verità

"Un'icona si ammira, come facevate coi poster di Madonna negli anni '80 nel chiuso della vostra cameretta, al più può diventare alimento per fantasie onanistiche di vario spessore, ma con un'icona NON si ha una relazione efficace, con un'icona non si interagisce, non si condivide nulla nè emozioni nè piacere. 
Ora che dagli anni '80 sono passati oltre 30 anni e che nelle camerette stanno chusi i vostri figli a chattare con la fidanzatina/o di turno (interagiscono molto più di voi eh alla loro età!) cosa caspita fate voi? 
Passate il tempo a lamentarvi in gruppi FB che l'unico modo in cui potete trovare appagamento alle vostre pulsioni (che avete represso per sposare la fidanzata della porta accanto o per giocare al mulino bianco che si sa il paese è piccolo e la gente mormora) è aprire il portafoglio? 
Beh fermarvi un momento a pensare da adulti senzienti quali dovreste a tutti gli effetti essere, che cosa avete da offire in termini di tempo, onestà, trasparenza, fiducia, emozione ad una donna che ha pulsioni complementari alle vostre vi pare davvero così complicato? O forse avete paura di guardare in faccia il tipo di risposta che trovereste? 
Ogni cosa nella vita ha un prezzo... tradire sè stessi può sembrare una faccenda facile e gratuità e invece NO. Il prezzo è l'insoddisfazione costante! Pagatelo, preferibilmente in silenzio!"

cit. Sonia Pampuri

sabato 3 dicembre 2016

Il consenso

"Il consenso dovrebbe essere alla base di qualsiasi interazione umana e in modo particolare di quelle che prevedono l'ingresso dell'altro nella propria sfera intima. Insomma quelle che prevedono una distanza tra gli attori inferiore a 100 cm. A pieno titolo dunque le interazioni BD, SM e D/s rientrano in questa tipologia psicologica e sociologica. 
La base di queste interazioni e di tutti i protocolli che la comunità internazionale ha ritenuto validi per definire i confini, oltre i quali qualsiasi interazione intima con una frusta o un cane in mano non è più bdsm, hanno come base il consenso. 
Lo ha come base l'SSC e lo ha come base il RACK e i suoi successivi derivati di più recente utilizzo. 
Ma cosa è il consenso? E quali sono le condizioni che si devono dare perchè sia un consenso valido? 
Il consenso è la piattaforma di base su cui si cotruisce qualsiasi interazione soddisfacente. Scelta la tipologia di dinamica, gli attori della stessa acconsentono ad attuarla insieme e ad assumere ciascuno il ruolo che gli è proprio e che l'altro riconosce come valido. Ma non basta perchè questo consenso sia ritenuto valido, esso deve avere due conditio sine qua non: deve cioè essere libero, concesso cioè in totale libertà senza condizionamenti fisici, emotivi, sentimentali, economici, religiosi o di altra natura da entrambe le parti, e informato, entrambe le parti cioè devono conoscere perfettamente e precisamente i rischi che l'azione nella specifica dinamica potrà comportare e assumersene la responsabilità anche a livello di conseguenze a breve e a lungo termine. 
I protocolli BDSM dunque NON prevedono in alcun modo che i praticanti non siano adulti, senzienti, liberi, informati e in possesso di tuttà la lucidità necessaria per decidere di sè. La cessione di potere di cui romanticamente si riempiono bacheche e bocche di romantico non ha una cippa. Richiede infatti, per essere messa in atto, tutto quanto detto sopra. Ricordo inoltre che il consenso non è dato una volta per sempre, ma va costantemente rinnovato ad ogni action ed evoluzione della dinamica e che può essere ritirato in qualsiasi momento da ciascuna delle parti. Senza preavviso alcuno. Insomma il bdsm nella sua pratica può essere estremamente soddisfacente, ma non è una passeggiata di salute ne una telenovela hot..."

cit. Sonia Pampuri

Pony play

giovedì 1 dicembre 2016

Verità

Mi permetto di riportare qui, un concetto che da sempre ho in testa e che Sonia ha abilmente tradotto in parole. 


"Non funziona come alla macchinetta del caffè dell'ufficio. Non è che se avete la chiavetta carica e trovate la cialda giusta ve ne andate col vostro bel caffè fumante. Le relazioni non si comprano eh, si comprano dei servizi. Quando anche vi recate da una prodomme quello che comprate è il tempo e la tipologia di servizio che ella vi fornisce . Niente di più o di meno. In ogni caso avete al massimo un'interazione occasionale e commerciale con lei. Non una relazione. 
Le relazioni non sono merce che si acquista e guardate un po' non sono nemmeno un diritto. 
Le relazioni sono una conquista frutto di fatica, impegno, disponibilità, dialogo, intelligenza, equilibrio, maturità, onestà, trasparenza. 
Qualsiasi relazione richiede il possesso di questi skills, altrimenti non è tale. Si anche e soprattutto una relazione D/s e pensate un po' per una D/s ci vuole persino di più, ci vogliono anche consapevolezza di sè, chiarezza di intenti e cristallina chiarezza circa le proprie pulsioni e desideri. Insomma non basta essere anagraficamente adulti per relazionarsi con soddisfazione ed efficacia bisogna essere adulti consapevoli , senzienti , equilibrati e onesti... troppa fatica? 
Assolutamente giusto. Limitatevi allora ad avere interazioni occasionali o reiterate in cui agite da play partner, da occasionali partner sessuali, da conoscenti e via così. 
Non è un diritto avere una relazione ma manco un dovere eh!"

cit. Sonia Pampuri

martedì 29 novembre 2016

Men are not my enemies. They are my servants and I use them for my pleasure.

Men are not my enemies. 
They are my servants and I use them for my pleasure.

Gli uomini non sono miei nemici. 
Sono i miei servi e li uso per il mio piacere.  

martedì 22 novembre 2016

B D S M play


Pensieri e parole

"La presunzione che, in virtù di una semplice pulsione erotica che si sustanzia in un ruolo dentro una dinamica consensuale, e senza alcuna formazione specifica, si possa trasformarsi in maestri di vita di altri adulti che, semplicemente e consensualmente hanno scelto ruoli e pulsioni a noi complementari, mi induce spesso a pensare che il concetto di Sane sia veramente bistrattato e parecchio. Mi spiace o anche no alzare il velo di maya ma: non siamo Dee , non siamo Pigmaglioni , non siamo Maestri di vita, non siamo Guide siamo semplicemente esseri umani pieni di difetti e di fragilità che hanno pulsioni dominanti e/o sadiche e che in base ad un feeeling che sentono con esseri umani che hanno pulsioni complementari submissive e/o masochiste entrano per scelta reciproca in una dinamica che da piacere ad entrambi e che può come no far evolvere entrambi per l'influenza reciproca che è propria di tutte le interazioni umane... il resto è fuori in ogni caso da una concezione "sane" rassegnamoci!"

cit. Sonia Pampuri

Come non condividere queste parole?


martedì 8 novembre 2016

FAQ o MANUALE D'USO - La ricerca dell'unicorno

Proprio ieri sera, uno slave che frequento da molto tempo, mi ha dato un'idea geniale.
Fare un piccolo manuale utente/d'uso o FAQ per gli slave che vogliono approcciare una Mistress che fa bdsm per passione.
Ovviamente ciò che scriverò è esclusivamente personale ed è quello che piace a me, quindi del tutto opinabile dalle altre Dom.

Cominciamo dunque!

Partiamo dai saluti.
Partendo dal presupposto che ho un profilo dedicato al Bdsm e mi presento con un ruolo ben preciso, amo la formalità. Quindi al bando "ciao" e l'uso del tu.
Solo a pochi concedo l'uso del tu e sicuramente sconosciuto che mi scrivi per la prima volta, TU non sarai uno di questi.


Passiamo alla seconda domanda più frequente: posso essere il suo schiavo? Posso servirla? Cerca uno slave?
La risposta che sorge spontanea è: NO.
Pensateci, perchè dovrei volere a servizio degli emeriti sconosciuti?
La cosa che dovete sempre ricordarvi è che prima di essere una Mistress e prima ancora di essere una Donna, sono una persona. Quindi il rapporto che dovete cercare di instaurare è umano, personale ed empatico.
Pensate bene a questo semplice concetto perchè è fondamentale, ma da molti ignorato.
Dico, senza paura di essere smentita, che se non c'è feeling ed empatia, non si può creare nessun rapporto D/s, perchè non ci sarà la corrente di emozioni che caratterizza, nel mio modo di pensare, il Bdsm.
Quindi non dirò mai sì, a un nick, ma lo dirò a una persona.

Un'altra cosa che dovete ricordare bene è che io non offro nessun servizio e non vendo nulla, per cui l'unico modo per poter interagire con me è rendersi interessanti, stupirmi, eliminare le distanze che il virtuale inizialmente da, in modo da farmi considerare l'idea di dedicarvi del tempo e quindi conoscervi.
Altro consiglio: siete riusciti a interessarmi e quindi decidiamo per un incontro conoscitivo. Bene direte voi!
Forse, dico io, perchè anche qui spesso incorrete in alcuni errori.
La scelta del posto e dell'orario, insomma della modalità di incontro, è facoltà della Miss e non vostra.

La Mistress è una donna, che si incontra con un uomo, quindi vorrà sentirsi sicura e a suo agio. Non dovrei essere io a dirlo, ma in uno scontro uomo-donna, difficilmente la donna è più forte. E con questo non voglio fare la vittima, sono solo realista. Essere Mistress non mi da super poteri e anche se so infliggere dolore, non vuol dire che difendermi in caso di aggressione.
Pensate, cosa che so che vi sconvolgerà, che chiedo anche una copia di un documento, per sapere chi siete veramente. La vostra privacy è nulla di fronte alla mia sicurezza.

Parliamo ora della famosa "LISTA DELLA SPESA"
Cos'è? E' un elenco, più o meno ampio, di quello che vi piace fare e/o che vi venga fatto.
E io mi domando: perchè deve interessarmi?
Non sarebbe meglio scoprire se abbiamo gusti e fantasie comuni, piuttosto che vomitarmi addosso le vostre preferenze?
Per come vedo io il Bdsm, lo slave è lo strumento del MIO piacere e non viceversa. E questo non vuol dire che lo slave non abbia diritto al piacere, ma non deve essere il suo primo pensiero.
Servire la Padrona e occuparsi del Suo piacere sono le cose che dovete imparare e sapere se volete avere a che fare con me.

Altro argomento rilevante: per passione non è gratis.
Se sul piatto della bilancia non ci sono i soldi, questo non vuol dire che il sub non debba "pagare" nulla. Anzi tutto il contrario!
Dovrà mettersi in gioco e donare il suo tempo, la sua disponibilità.
Esserci quando non ha voglia e fare anche ciò che non piace.
E' poco secondo voi?

Ringrazio D. per l'idea 

domenica 6 novembre 2016

Parole da ricordare

"Per me sei legge.
Sei lo scopo per cui la mia mente ed il mio corpo esistono.
Sei la Creatura a cui non posso che immolare me stesso, il mio sacrifico, la mia sofferenza lì dove è richiesto.
Sei la proprietaria del mio corpo, dei miei istinti, delle mie pulsioni.
La Creatura che sovrasta i miei pensieri al punto da divenire Regina della mia testa.
Sei Colei che può decidere se oggi merito un sorriso o la sofferenza.
Colei che può decidere come, quando e cosa io possa respirare.."

Parole che mi rimangono nel cuore scritte dal mio slave Anjo.



giovedì 3 novembre 2016

Un desiderio realizzato

È proprio vero che la gente non finisce mai di stupirti.
Oggi, ho conosciuto una persona meravigliosa, dopo anni che ci scrivevamo e avevamo un rapporto di dominazione virtuale.
Ho conosciuto una persona splendida, che oltre a essere un vero e proprio bravo ragazzo, è anche un'anima generosa e geniale.
Dopo anni che la desideravo e la sognavo ora ho una FUCKING MACHINE!!!!!!
Lo so... Sono strana.. Mi rendo conto che mi eccito per le cose più strane, ma quando l'ho vista nel mio soggiorno, frutto della passione e della dedizione di uno schiavo, mi sono commossa.

Grazie M.


Dirty pleasure


venerdì 28 ottobre 2016

5 anni di amore sadomaso

I Nostri Primi 5 Anni Insieme   
Oggi è un giorno speciale per me e la mia sissy Debora.
E’ il nostro 5° anniversario da quando le ho messo il mio collare.










Questo anniversario è la celebrazione dell'amore, della fiducia, della collaborazione, tolleranza e tenacia tra noi. 

Ti voglio bene Debbie.
La Tua Domina


Il giusto premio per avermi servito come desidero


Perché una safeword?

Una safeword permette di avere una comunicazione chiara, di sperimentare senza fraintendimenti. Senza guastare l’atmosfera, fa in modo che i nostri confini siano rispettati e che possiamo dosare la quantità di cose nuove che vogliamo di volta in volta. Senza toglierci il divertimento di trasgredire con il partner, come accade quando ignoriamo quali siano i limiti di entrambi e abbiamo bisogno di conferme continue. La parola di sicurezza nasce nel BDSM, ma è sempre più presente anche al di fuori di esso. 
Safeword ("veto") è una parola convenzionale, che pronunciata nel corso di un rituale o scena BDSM ha come conseguenza l'immediata cessazione dell'azione. In questo modo il sub ha la garanzia che in ogni caso saranno rispettati i suoi limiti fisici e morali.
La scelta della safeword è parte del gioco è di norma viene fatta insieme, tenendo conto che necessariamente non deve essere una parola usata comunemente per esprimere dolore, paura, compassione, etc. e quindi si eviteranno parole come: "basta", "pietà", "perdono", "mi fai male", "aiuto", etc.
L’importante è che si tratti di una o due parole su cui entrambi siete concordi e che siano slegate dal sesso. Quindi niente “basta”, “fermati”, “vacci piano”, mentre vanno bene parole come “rosso” e “giallo”, “burrito” e “maionese” o tutto quello che la vostra fantasia partorirà.
Può essere pronunciata da chiunque dei partecipanti, senza limiti e per qualsiasi motivo. Non ci deve essere la paura di ritorsioni per il suo utilizzo perché esiste apposta per evitare situazioni spiacevoli.
Ovviamente, se ci sono persone imbavagliate o che non possono parlare per un qualsiasi motivo, è sempre meglio avere anche una safeword composta da un gesto specifico: ad esempio, si può dare in mano alla persona un oggetto che può far cadere per comunicare il superamento di un suo limite.

Avere una safeword però non significa che si può fare qualsiasi cosa perché “tanto al massimo dice la safeword”. È un concetto tremendamente sbagliato, poiché non è raro che una persona durante la scena raggiunga uno stato mentale alterato (chiamato subspace) che non gli consente di valutare correttamente quello che sta succedendo: è compito della Dom stare attenta.
Una safeword però è anche un’arma a doppio taglio: un sub cerca di non pronunciarla per non deludere la fiducia e le aspettative della Dom; se la Dom crede che possa sopportare quella cosa programmata, ma il sub non ne fosse in grado, il primo sarebbe deluso quasi quanto il secondo, che sente il peso del non aver soddisfatto le aspettative della Dominante.

C’è un altro codice, chiesto principalmente dalla Top/Dom/Mistress al bottom/sub/slave, che consiste in tre colori: verde, giallo e rosso. Il verde sta ad indicare che va tutto bene; il giallo che bisogna interrompere o sospendere la pratica in corso o fermare momentaneamente la scena; il rosso che va interrotta la scena. Serve anche per verificare la presenza mentale del sub: se non risponde è perché è in subspace e bisogna usare ancora più cautela.
In ogni caso è necessario fare molta attenzione se si decide di superare i propri limiti per compiacere l’altro, perché andando troppo oltre si potrebbero rendere le cose spiacevoli per tutti.
Inoltre, è da considerare anche l’aspetto più propriamente pratico, infatti, durante il gioco si utilizzano attrezzature per esaltare il piacere che potrebbero ostacolare una dizione corretta come, ad esempio, il più in voga bavaglio con palla da tenere in bocca fra i denti, quindi se ne deduce che utilizzare frasi articolate sarebbe molto sconveniente.
La safeword va senz’altro usata dagli apprendisti e senza che il termine “apprendista” suoni negativo. Tutti siamo o sono stati ”apprendisti” e chi non vuole riconoscerlo vuol dire che ha … appreso molto poco o nulla e allora meglio fuggire a gambe levate da questa persona presuntuosa.
E’ innegabile che il Padrone o la Mistress hanno sulle loro spalle una grande responsabilità che né teorie come il Rack né ricorsi alla safeword possono in alcun modo attenuare.
La responsabilità è e resta piena, sempre e comunque.
Ritengo scorretto dare alla parte sottomessa delle responsabilità solo perchè è stata informata sui rischi e ha dato il suo consenso (teorie del rack) o perchè deve essa stessa provvedere a stabilire quando un certo gioco deve essere sospeso (safeword).
Ritengo anche diseducativo dire ai Dominanti che sono responsabili ma …. e però … forse …
Nessun ma e nessun se.
Ciò che importa è se questa benedetta safeword sia così importante e necessaria.
Io ho alcuni seri dubbi.
Personalmente io non l’ho mai usata. 

Per fare qualche esempio concreto, la safeword va usata in caso di…
– Crisi di panico
– Sensazione di svenimento imminente
– Difficoltà di respirazione
– Crampi
– Dolore da compressione nervosa
– Flashback post traumatico
– Ferita
– Cedimento della struttura cui si è appesi
– Violazione dei limiti concordati
– Persistente disagio
– Pericolo d’incendio o altra catastrofe

Mentre invece la riterrei inappropriata per cose come…
– «C’è uno spiffero che mi dà un po’ fastidio»
– «Preferirei che facessi così invece che cosà»
– «Vado un attimo a tirar fuori dal congelatore l’arrosto per stasera»

La safeword è oggi molto nota fra la popolazione grazie al grande successo avuto dalla trilogia letteraria “50 Sfumature di Grigio, di Nero e di Rosso”, dove è stata affrontata la tematica di questa pratica sessuale estrema che ha suscitato curiosità in ogni lettore e lettrice o, per i più puritani, anche una sorta di disdegno e riluttanza. Non a caso i libri sono andati a ruba in ogni libreria del pianeta, e per il film, uscito in uscita nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, con incassi record.

Nel concreto ciò significa che non appena viene invocata la safeword è dovere imperativo del dominante, nell’ordine:
– Interrompere ciò che sta facendo al sottomesso;
– Mettere in sicurezza eventuali elementi di pericolo immediato (es. corde che bloccano la circolazione, candele accese vicino a cose infiammabili, ecc.);
– Rassicurare il partner informandolo che sta già agendo per risolvere l’emergenza e che ha bisogno della sua collaborazione;
– Eliminare la fonte dell’emergenza, anche se non gli sembra grave;
– Se il sottomesso è ragionevolmente sereno e collaborativo, liberarlo da eventuali costrizioni; se non lo è, tranquillizzarlo mentre si procede con i punti seguenti, per liberarlo poi quando non c’è più rischio di gesti inconsulti o pericolosi;
– Risolvere eventuali emergenze mediche (rianimazione, posizione di sicurezza, crisi ipoglicemica, iperossigenazione, ferite, ecc.) e se necessario chiamare un’ambulanza;
– Eliminare eventuali altre fonti di disagio (pinzette, bende, oggetti penetranti, aghi, ecc.);
– Confortare il partner con coperte/aria fresca, acqua/succo di frutta e rassicurarlo parlandogli in maniera affettuosa; abbracciandolo se gradito; facendolo rilassare

Quello che non si deve fare è invece:
– Dare più importanza ai giochi che al partner;
– Preoccuparsi di fare bella figura;
– Criticare, giudicare o aggredire il partner;
– Farsi prendere dal panico;
– Riprendere immediatamente l’azione;
– Dimostrare indifferenza nei confronti del partner o ignorarlo

A conti fatti la realtà è sempre la stessa: un atteggiamento realistico e la padronanza della cultura BDSM (vera, non quella raccontata nelle fantasie erotiche dei video su Internet) rappresentano il modo migliore per godersi pienamente e senza problemi tutti i piaceri offerti dall’eros estremo. Compreso quello di poter smettere quando si vuole.




http://www.ayzad.com/it/notizie/speciali/safeword-sicuri-di-sapere-tutto/

giovedì 20 ottobre 2016

Cuckold

Con il termine inglese cuckold si usa indicare la persona che consapevolmente e volontariamente induce il proprio partner, a vivere esperienze sessuali con altre persone (che, se di sesso maschile, sono denominati solitamente bull, tori, con allusione alla funzione di monta di tali animali).
Al contrario il termine cuckquean (conosciuto anche come reverse cuckold) è utilizzato per indicare lo stesso tipo di pratica con sottomessa la donna e dominante il maschio (ovvero colui che commette il tradimento di fronte al partner femminile).
In origine il termine cuckold si applicava a mariti non consapevoli di essere vittime di adulterio: ovvero il cosiddetto "portare le corna".
Solitamente è l'uomo che trae piacere dal vedere la propria donna che compie atti di sesso con altri uomini, specie se superdotati e di colore. 


Il cuckold, inteso come il soggetto passivo di questa relazione triangolare, può vivere la propria condizione come una forma di umiliazione, che avvicina questo rapporto alle relazioni di dominazione-sottomissione tipiche del BDSM, in cui la sua partner assume l'aspetto psicologico di una vera e propria mistress. In questo tipo di rapporto, spesso la donna impone al partner cuckold regole e limiti che reprimono in varia misura la sua sessualità, ad esempio vietandogli di avere rapporti sessuali completi con lei, se non saltuariamente, oppure disciplinando le modalità in cui egli può avvicinarsi e toccare il corpo della sua compagna, ecc.; spesso, in questi casi, il cuckold assiste al rapporto sessuale fra la sua compagna e il "terzo" uomo, detto anche "bull", subendo commenti e ordini umilianti da parte di entrambi (come, per esempio, interagire lui stesso con gli attributi del "bull"). In altri casi, tuttavia, il soggetto cuckold vive questo aspetto della sessualità come un complemento della normale relazione di coppia, stringendo a volte persino un legame di amicizia e di complicità maschile con l'abituale "terzo" con cui la sua compagna si intrattiene.



La peculiarità del cuckoldismo come fenomeno culturale e sociale consiste nell'esaltazione, che in esso si manifesta, della libertà sessuale della partner femminile; difficilmente infatti il fenomeno si riscontra a parti invertite, ovvero con la donna che esorta il suo partner maschile a tradirla. Importante è, nella maggior parte dei casi, anche il costante confronto tra la virilità umiliata del cuckold e la virilità esaltata del "terzo" uomo.
Quanto descritto sopra vale anche per la partner cuckquean.
In tale pratica il piacere della persona cuckold consiste nel vedere il proprio partner avere rapporti con persone diverse e l'umiliazione derivante da ciò induce il soggetto in uno stato di sottomissione, è proprio tale condizione (il cuckold si sente mortificato e colpito nel suo controllo e la sua possessività) che produce in lui sensazioni di subordinazione e totale impotenza nei confronti di un padrone che a seconda dei casi viene identificato nel proprio partner o nella terza persona. 


All’interno di una relazione BDSM, il cuckold può vivere questa situazione in maniera umiliante, in cui la compagna impone regole e comportamenti del cuckold, che possono includere l’aspetto sessuale (controllo dell’orgasmo, come e se toccarla, assistere ai suoi rapporti sessuali con il bull, ecc…) e gli aspetti di disciplina e umiliazione (obbedire agli ordini, servire, subire il turpiloquio, ecc…).
Nel BDSM ha anche un'altra valenza: il cuckold è consapevole della infedeltà della partner ed è sessualmente eccitato proprio da essa, in quanto ne riceve uno stimolo psicologico verso l'umiliazione.
Tutto può partire dal marito che invoglia progressivamente la moglie ad avere rapporti con altri uomini, oppure può partire dalla donna che, con atteggiamento da dominatrice, impone questa forma di umiliazione al marito-schiavo.
In ogni caso egli è del tutto estromesso dal rapporto sessuale che invece avviene solo ed esclusivamente con il bull; molto spesso, al marito viene addirittura negato il sesso nel normale rapporto di coppia.
Le componenti che entrano in gioco sono parecchie: umiliazione e sottomissione, dominazione, voyerismo, esibizionismo.
Essere cuckolded è spesso una fantasia che parte dal sottomesso, con l'ulteriore elemento che almeno un'altra persona (l'amante) sa del suo ruolo di cuckold.
Il cuckold può prendere piacere nel servire la propria moglie (perchè in fondo è da lei che vorrebbe essere dominato) e, in alcuni casi, anche il suo amante (il bull).
Una fantasia ricorrente è quella in cui il cuckold porta la colazione a letto a sua moglie e al suo amante, sentendosi poi dire che vogliono essere lasciati soli per poter scopare indisturbati.
Alcuni trovano quasi insopportabilmente emozionante questa situazione.

Molti uomini fantasticano su questa forma di umiliazione psicologica: in realtà, in mancanza di una rigida disciplina mentale, non si può capire l'umiliazione come stimolo sessuale.
E se un uomo vuole essere umiliato, che cosa potrebbe essere più umiliante che vedere, o sentire o apprendere della propria donna nelle mani di un altro uomo? Cosa c'è di più umiliante della propria donna che riconosce che il suo amante è meglio dotato?

mercoledì 19 ottobre 2016

Come prendere la scossa da professionisti – 2013 remix di Ayzad


Ieri sono stato contattato da una persona che – con molto imbarazzo e parecchio dolore – mi ha confessato di essersi provocato dei danni ai genitali con uno strumento BDSM elettrico usato con troppo entusiasmo. Non essendo un medico ho potuto solo suggerirgli di rivolgersi a uno specialista sperando che le lesioni non fossero troppo gravi… ma già che c’ero ne ho approfittato per spiegargli anche il corretto utilizzo di certi giocattoli.
Se negli ultimi mesi il cosiddetto electroplay sembra infatti essere tornato di moda, il successo degli apparecchi per elettrostimolazione erotica non viene sempre accompagnato dall’informazione richiesta da tali accessori. Informazione che, come dimostra la prima riga dell’articolo, fa la differenza fra una interessante esperienza di esplorazione sensoriale e una corsa al pronto soccorso. Poiché una dozzina d’anni fa avevo già scritto qualcosa sull’argomento ho pensato allora di rispolverare quel vecchio scritto, aggiornarlo e dare il mio modesto contributo per evitare altri danni. Chi cercasse una trattazione molto più dettagliata delle tecniche di electroplay può inoltre trovarle nel mio libro BDSM – Guida per esploratori dell’erotismo estremo.

Cominciamo dalla cosa più importante, cioè un ‘disclaimer’ che questa volta ci vuole tutto. Tutte le informazioni contenute in questo articolo sono puramente orientative: derivano da ricerca su testi specifici e dall’esperienza personale e dovrebbero pertanto essere corrette, ma poiché come vedremo sono soggette a notevole variabilità individuale non possono in alcun caso essere considerate come una guida da seguire alla cieca. Anzi, vi invito specificamente a evitare ogni attività connessa all’uso di elettricità. Come dire: poi non venite a cercare me. Io ve l’avevo detto. E ora proseguiamo.
Il manuale del perfetto torturatore

I giochi con l’elettricità funzionano perché facendo passare un flusso elettrico attraverso il corpo della “vittima” si provocano delle reazioni fisiologiche. Va da se che per ottenere un flusso utile servono due elettrodi, e che fra di loro deve esserci della carne – se si toccano fra loro non servono a nulla. In ordine dalla più leggera alla più intensa, le reazioni sono:
Reazione superficiale elettrostatica (prima ancora di toccare la pelle, si “drizzano i peli” e c’è una lievissima stimolazione superficiale)
Reazione neurologica superficiale (le terminazioni nervose vengono stimolate e si ha una sensazione di “vibrazione” o “pizzicorio”)
Reazione muscolare involontaria (è il principio degli elettrostimolatori da fitness: se fai passare la corrente in un muscolo, questo si contrae anche se non vuoi. Se lo fai col ritmo giusto e nel posto giusto, la cosa si fa interessante)
Cottura dei tessuti (le cellule si friggono, e si va dalla minuscola bruciaturina superficiale all’effetto sedia elettrica, con cadaverino carbonizzato e fumante)

Morale di tutto ciò: se non volete ammazzare nessuno non dovete esagerare.

Corollario – Se fate contrarre troppo forte il muscolo sbagliato, rischiate che qualche parte del corpo vada a sbattere in giro e si (vi) faccia male, anche sul serio. Se pensate di risolvere la cosa legando il soggetto, il muscolo si contrae lo stesso e ottenete distorsioni, stiramenti, strappi e/o fratture.

Corollario 2 – Se a contrarsi male è il cuore oppure il diaframma, assicuratevi di avere una squadra di rianimazione a portata di mano.

Sembrerà ovvio, ma le parti che “sentono più la corrente” sono solo quelle a diretto contatto con gli elettrodi. Le sensazioni nella parte compresa fra un elettrodo e l’altro sono molto meno forti (anche se può essere quella che si contrae maggiormente). Chiaramente, più aumenta la distanza fra gli elettrodi, meno intenso è l’effetto dell’elettricità.

Altro principio importantissimo: a fare male non è il voltaggio, ma l’amperaggio. E siccome probabilmente a questo punto non avete già più idea di cosa stia dicendo, fidatevi di me e seguite una unica, semplicissima regola: si usano solo gli oggetti fatti apposta per questi scopi. NON si costruiscono da soli apparecchi da scienziato pazzo, NON si modificano cose già esistenti, NON si fanno esperimenti di alcun genere. Mica difficile, no? Gli oggetti appositi sono gli elettrostimolatori per uso erotico prodotti dalle aziende specializzate che trovate qui, oppure gli elettrostimolatori da fitness (ma solo se usati con intelligenza). Se vi trovate in un sex shop specializzato e avete dei dubbi, guardate il prezzo: gli articoli sicuri e più divertenti sono quelli che costano tanto. Inoltre, se vengono dagli Stati Uniti vuol dire che hanno superato i test federali e quindi sono molto sicuri – sempre che vengano applicati con criterio. Attenzione agli apparecchi marchiati Rimba, che in genere producono impulsi inutilmente violenti e pericolosi.

Un concetto fondamentale quando si usa l’elettricità è che non si può dare niente per scontato. Mi spiego meglio: se avete mai usato un sex toy, saprete che l’effetto che fa è – più o meno – sempre lo stesso. Se usate l’elettricità no. Questo dipende dal fatto che nelle attività elettriche entrano in gioco numerosi fattori non controllabili. Per esempio l’umidità della pelle (che cambia di minuto in minuto), l’area di contatto effettiva (basta un brivido, e un elettrodo a tampone si può staccare per il 50% della superficie), la posizione degli elettrodi (un millimetro più in su non si sente niente, uno più in giù è l’armageddon), e così via. In altre parole giocate pure, ma sempre con cautela e concentrazione perché questa è la tipica attività dove si fanno esperimenti insieme al partner e restando sempre pronti a interrompere. Tanto ci sono centinaia di altre pratiche che provocano gli stessi effetti, o quasi.

Ancora una linea guida che conviene tenere sempre a mente: l’elettricità scoccia. Applicandola nello stesso punto per un po’ il primo shock è fortissimo, dopo di che il corpo si abitua e risulta solo fastidiosa. In compenso, dopo pochi minuti di stimolazione complessiva (cioè senza contare le pause fra un impulso e l’altro) le cellule cominciano ad andare in elettrolisi e quindi si producono danni anche seri, magari senza nemmeno accorgersene. Quindi: o elettrodi fissi con pochi impulsi distanziati nel tempo e/o molto variabili, oppure giocate a spostare continuamente gli elettrodi. Meglio per tutti, fidatevi.

Ultima osservazione da medico della mutua, e poi smetto. La pelle non è tutta uguale. Come dire che se applicate gli elettrodi a un ginocchio ottenete una sensazione; se usate la stessa corrente sulle mucose interne della vagina o con una sonda uretrale invece sentirete delle urla da Tarzan, perché andate a stimolare una parte meno protetta agli stimoli esterni – di qualsiasi genere.

A questo punto, crediateci o no, conoscete le basi dell’elettrostimolazione erotica. Ora potete uscire a giocare. Copritevi bene, e ricordate sempre le raccomandazioni di zio Ayzad:
Fate quel che volete, ma dalla vita in giù per essere sicuri di non coinvolgere cuore e polmoni
Usate solo strumenti adatti
State attenti alle reazioni
Non accanitevi su un punto solo

Bonus per chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui – Se proprio volete fare come nei film e applicare l’elettricità ai capezzoli, fatelo solo se avete gli appositi elettrodi a pinzetta bipolare. Però io ve lo sconsiglio.
Intensità della corrente e relativi effetti

Nota: questa è l’unica tabella esistente sull’argomento, che si riferisce a una corrente alternata a 60Hz applicata continuamente. Tutti i sex toy normalmente usati sfruttano invece frequenze più elevate (e sicure) e soprattutto danno impulsi regolabili, e mai continui.



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